martedì 24 marzo 2015

una volta ho cercato virginia

una volta la cercai sul serio. andai nei pressi della sua casa, quella che condivideva con suo marito, cartina alla mano, io sola con i miei piedi, pensieri pieni di rivoluzioni ed occhi curiosi di trovarcela davvero.

scesa dal bus, respirai subito aria di casa. tutto era esattamente come la mia immaginazione era stata in grado fino ad allora di costruirlo. tante finestre chiuse da vetri quadrettati di bianco, case fatte di mattoncini bruniti e rossastri, strade non troppo ampie, aria pungente sul viso, seppure fosse giugno. tutto era al suo posto ed io con quel tutto.
cercavo virginia, la sua fragilità e la sua forza inconcepibile. cercavo i suoi capelli morbidi, lasciati piangere in cima alle sue spalle provate, i suoi abiti lunghi, i suoi salici al posto degli occhi e il suo spirito vivo invece del suo corpo quasi già morto, ancor prima di spegnersi. cercavo la sua grazia celata e la sua virilità incompresa, le sue mani piene di emozioni, dalle quali vomitava storie sue, storie mie, storie di tutti! un miracolo, cercavo il miracolo chiamato virginia - non si può amare solo un uomo nella vita, né una donna soltanto e dio solo sa quanto io l'amassi e l'ami ancora, donna divina!  

cercavo virginia e, in verità, cercavo me. me e le mie budella che spesso si aggomitolano e la mia ira furente dinanzi alle ingiustizie e il mio fervore a difesa delle idee e la mia bocca che cola bava ad ogni grido spazientito e il mio sguardo severo sempre così avaro di lacrime e la profonda incertezza della mia anima che vaga ogni notte per iperurani abitati da mostri senza occhi e il mio amore per la vita e per la relazioni che nutro dal profondo e da cui mi disseto e grazie alle quali costruisco ogni giorno frammenti di me con la speranza di comporre un giorno un tutt’uno del quale andare fiera e insomma... giravo per bloomsbury ed ero felice. 
una volta ho cercato virginia. l’ho cercata sotto al sole e sotto alle nuvole dell’ora di pranzo e, anche in assenza di virginia – che era proprio lì, lo so con certezza, pure se i miei occhi non riuscivano a definirla! – io ero con lei. giravo e respiravo, respiravo e giravo. ero con lei e, soprattutto, ero con me.
- bi
[paul delaroche, jeune martyre]
 
 

giovedì 5 marzo 2015

ricomincio a pettinarmi i capelli

ha gli occhi asimmetrici, scuri e con gli angoli un poco rivolti alla terra. questo pensai, mentre stringeva le mie mani alle sue. mi teneva inchiodata al suo sguardo e la leggerezza delle sue carezze sulle mie dita mi stava rassicurando.

era seduta sul divano rosso, appena un po’ girata verso di me, che mi ero accomodata sul bracciolo. il suo corpo era sempre così fragile e lo era anche in quel momento, sebbene fosse sostenuto dai cuscini. era una fragilità pronta a spezzarsi, la sua, e ogni volta al suo passaggio ero pronta a raccoglierla, se ce ne fosse stato bisogno.
ogni volta che la incontravo era diversa dalla volta precedente. una sera aveva i capelli all’altezza del mento, un po’ caotici ma composti. un’altra il berretto di lana, ficcato fino a serrarsi le orecchie. un’altra ancora era nascosta in un foulard di seta dai colori mischiati, a confondere le idee. e poi ancora con i capelli scuri a coprirle le guance, leggermente scavate sul volto.

- non ricordo quant’è che non ci vediamo e non ricordo se ho dato anche a te questa bella notizia...
il suo era un parlare calmo, rallentato, rassicurante. si stava prendendo le sue pause, non per dare enfasi a ciò che mi stesse raccontando con quella sua gioia sommessa, ma per prendere fiato, per ingoiare aria e risputare adagio parole. parlava e la sua bocca si apriva elegante, danzando poche sillabe alla volta e accennando sottili sorrisi.  

- la mia malattia è ferma, lo sai? non ricordo se già lo sapessi, ma ora l’ho detto anche a te.
rimasi senza parole. le parlai gocciolando dagli occhi e facendo scivolare le mie dita inumidite dal sudore tra le sue mani. gliele strinsi, avendo la cautela di non far scricchiolare le sue tenere ossa sotto la mia stretta di gioia. rimasi senza parole, mi uscì solo un esitante felice, sono così felice per te... ma il pianto trattenuto a forza mi otturò la gola.

si sciolse dalle mie mani e scoprì trionfante il capo: i suoi capelli stavano ricrescendo, più forti e tenaci di prima. più scuri. più vitali. più coraggiosi. più capelli.
- faccio così: mi godo giorno per giorno la mia vita piena di vita e ricomincio a pettinarmi i capelli.
 
bi
 
[series josephine cardin]