martedì 31 maggio 2016

nel nome del padre


mio padre è uno di poche parole e di grandi sospiri. le parole gli pesano in bocca e d'improvviso esplodono. è un essere delicato, di una grazia senza tempo, ineguagliabile, inattaccabile, amabile.
ha sempre parlato con i versi del suo violino, che regna ancora lucido in cima al mobile in cui continua a riporre tutti i suoi segreti. spolverare quel violino ha sempre una sacralità senza tempo, ripiena di preghiere senza voce. è un violino rigato di gesti. i suoi, i nostri.
la voce di mio padre suona. le sue lunghe dita suonano. i suoi occhi verde prato invernale suonano. le sue gambe fragili suonano.
 
(intesi?)

le sue parole sono note. io con le mani rompo tutto e con le parole riaggiusto più o meno ogni cosa. lui con le parole si rompe la lingua, ma con la sua musica fa volare le catene montuose.

- bi



[ph. albarrán cabrera]