punti
- di viaggio
mi prudono gli occhi. ci porto gli indici e li tampono dal vento. fanno sempre così, i viaggi. mi entrano dentro e mi sciolgono le pupille, ci danzano dentro, lasciano le loro impronte e riescono, riprendendo il loro cammino travestiti da lacrime.
c'era una donna china sul pavimento. stringeva tra le mani una piccola scopa fatta di rami secchi, con la quale accarezzava la sabbia sottile, riportandola alla sua purezza originale. ad un tratto alzò leggermente lo sguardo, incontrò il mio e li fece sorridere entrambi, mostrando i suoi gioiosi denti bianchi. il possesso non era la sua dimensione: lei era - e basta.
ricordo una stanza, con la sua finestra a picco sulla valle. ci si poteva sprofondare in quel folto verde, senza mai smarrirsi. ad accogliere gli occhi dispersi c'era il lago, così pieno di sé e di storie paludose. c'eravamo noi e la nostra cena sussurrata alla vetrata spalancata - e una luna appesa così colma da farci da barlume.
ripenso a quel febbraio e subito sento la neve e il suo respiro gelido nelle narici. non la vedo, eppure c'è e ci alita addosso. opacizza i rumori e lucida gli sguardi, rischiara i panorami e rende soffici gli orizzonti. era un inverno diverso, quello, freddo - sì - ma mai glaciale. era una sottrazione, eppure era un inverno rimasto fuori. bussava, s'affacciava ed io gli sorridevo, mentre dentro sentivo mille timide primavere esplodere.
non è un pianto quello dagli occhi, no. sono solo poche gocce cristalline, alle prese con il loro timido cammino disabitato. non si piange quando si è in viaggio: si rilascia il superfluo.
- bi
[mariana palova - moon tales] |