venerdì 13 novembre 2015

il giorno in cui decise di sbattere


una volta nonna a. colpì il bordo del letto con il lato della gamba sinistra. veniva a stare da noi da fine novembre fino a tutto marzo, poiché in casa sua l'inverno si svolgeva anche dentro ed il camino non le era più sufficiente. in casa nostra i termosifoni pompavano a lungo il calore e nonna si ritrovava sempre umida e andava asciugandosi di continuo il viso arrossato con un fazzoletto bianco e rosa, che tirava fuori dal fondo delle sue immense tette. e sbuffava.

il giorno in cui decise di sbattere, fece un grido sommesso di dolore, mentre il sangue le usciva a fiotti. tirò su moltissima aria, con la bocca chiusa a lettera 'u', senza riuscire a dir nulla, se non lamenti soffocati dal bisogno di ossigeno. ossigeno per la testa, che girava vorticosamente; ossigeno per gli occhi, che si stavano appannando; ossigeno per il cuore, che sbatteva impazzito nel suo petto pieno. nella mia camera ci si sapeva girare bene, ma il bordo di legno massiccio nessuno lo aveva calcolato e le sue gambe gonfie e fragili nemmeno. gonfie, scure, appesantite dalla vita da vedova e piena di figli, gambe che ad un tratto sembravano aver deciso di smettere di stancarsi. la ferita era enorme e sputava un sangue rosso pieno di buio. ricordo tanto di quel sangue, da essermi preoccupata tanto per lei, così tanto da piangerne in segreto. era una botta poco sotto il polpaccio, nel lato; proprio lì, accanto alla vena già gonfia.

ogni volta che mi capita di colpire forte la gamba nel bordo del letto, lei è lì con me. lei, nonna. mi rendo conto che non era poi così alta come mi ricordassi, perché la botta la prendiamo nello stesso punto, ma lei, allora, mi sembrava gigante, alta.
altissima.
enorme.
bellissima.
fortissima.
(dolcissima).

- bi
 

[nicoletta ceccoli]
 
 
"quando un pensiero ti domina lo ritrovi espresso dappertutto, lo annusi perfino nel vento."
thomas mann