una volta nonna a. colpì il bordo del letto con il
lato della gamba sinistra. veniva a stare da noi da fine novembre fino a tutto
marzo, poiché in casa sua l'inverno si svolgeva anche dentro ed il
camino non le era più sufficiente. in casa nostra i termosifoni pompavano
a lungo il calore e nonna si ritrovava sempre umida e
andava asciugandosi di continuo il viso arrossato con un fazzoletto
bianco e rosa, che tirava fuori dal fondo delle sue immense tette. e sbuffava.
il giorno in cui decise di sbattere, fece un grido
sommesso di dolore, mentre il sangue le usciva a fiotti. tirò su moltissima
aria, con la bocca chiusa a lettera 'u', senza
riuscire a dir nulla, se non lamenti soffocati dal bisogno di ossigeno.
ossigeno per la testa, che girava vorticosamente; ossigeno per
gli occhi, che si stavano appannando; ossigeno per il cuore, che sbatteva
impazzito nel suo petto pieno. nella mia camera ci si sapeva girare bene, ma il
bordo di legno massiccio nessuno lo aveva calcolato e le sue gambe gonfie e
fragili nemmeno. gonfie, scure, appesantite dalla vita da vedova e piena di
figli, gambe che ad un tratto sembravano aver deciso di smettere di stancarsi.
la ferita era enorme e sputava un sangue rosso pieno di buio. ricordo tanto
di quel sangue, da essermi preoccupata tanto per lei, così tanto da piangerne
in segreto. era una botta poco sotto il polpaccio, nel lato; proprio lì,
accanto alla vena già gonfia.
ogni volta che mi capita di colpire forte la gamba nel bordo del letto,
lei è lì con me. lei, nonna. mi rendo conto che non era poi così alta come mi
ricordassi, perché la botta la prendiamo nello stesso punto, ma lei, allora, mi
sembrava gigante, alta.
altissima.
enorme.
bellissima.
bellissima.
fortissima.
(dolcissima).
(dolcissima).
- bi
[nicoletta ceccoli] |
"quando un pensiero ti domina lo ritrovi espresso dappertutto, lo annusi perfino nel vento."
thomas mann