lo chiamavano zengaritto, ma io non l’ho mai conosciuto. perché
aveva la pelle olivastra, dicevano, come uno zingaro, e pure perché era un
commerciante assai scaltro. non un millantatore, non era questo, era uno che
sapeva farci con le persone, perché vendeva il suo viso magro e la propria
credibilità prima di ogni cosa.
ai mercati generali di roma lo conoscevano tutti. ecco il
venditore di carne di pecora! dicevano. e la compravano a parole, senza che lui
ne portasse lì in mostra neanche un pezzo. gliela sapeva raccontare e sapeva
narrare le storie delle sue pecore. mangiano bene, dimorano in una casa di tre
piani e pascolano erba felice. così diceva. e loro compravano quelle sue parole
piene di storie. vendeva le loro carni ancora vive, dopo averne selezionato,
contato, nutrito, accudito ogni piccolo angolo.
un giorno un giovane pastore del suo paese andò in un
grossa fiera in puglia, per comprare pecore. era grande la puglia, stretta e
lunga, non aveva le montagne abruzzesi ed era lontana e sconosciuta. questi si
ritrovò a contrattare per un gregge, ma il pugliese voleva parecchi soldi. da
dove vieni? gli chiese il pugliese. dall’abruzzo, rispose il pastore. un mio
paesano, paolo, viene qui ogni tanto a comprare le pecore, ma queste sono
troppe per me. chi è paolo? gli chiese il pugliese. è zengaritto, gli rispose. zengaritto,
hai detto? allora prendile tutte, me le pagherai quando avrai i soldi. gli
facevano credito tutti, perché pagava tutto con gli interessi e con ampie
strette di mani. e facevano credito pure agli amici suoi, soltanto perché li
mandava zengaritto.
non fece una vita soltanto felice, alle volte si ritrovò
solo, altre volte aiutava le famiglie del paese con quel poco che aveva. eppure assicurò una casa e molti
momenti di gioia alla sua famiglia allargata. chi lo racconta ancora oggi
sorride. era bello zengaritto, poco slanciato, magro, fiero e con gli occhi scuri
pieni di cuore.
zengaritto morì il ventisei aprile del millenovecentocinquantatré di cancro all’esofago.
sorrise anche quel giorno, in cima al letto della prima stanza a sinistra del pian terreno. lasciò
sua moglie piena di silenzio e di figli da campare, ma forte, sicura di sé e grande guerriera. lasciò mia madre, a nove anni, troppo presto senza suo padre.
- bi
[ph. francis picabia "couronne de melancolie"] |