tu e la tua frenesia di luci fiammeggianti, di viali pieni di alberi accesi ed impallinati, di strade riversate di menti pulsanti.
pensieri si tramutano in doni carteggiati e desideranti, voci si trasfigurano in melodie antiche e sempre uguali.
corri, tu, dicembre.
e tutti corriamo attorno al tuo vorticoso epilogo, come se non ci fosse un altrimenti.
ché altrimenti è mancata festa, è mancata fine, sono mancati inizi.
le periferie diventano centri e ognuno si sente centro di se stesso.
una forza centripeta sei, dicembre.
che collassa negli intestini capovolti di ognuno.
tu e la tua luce più breve, eppure così divina.
luce sacra e mai soltanto appena un po’ religiosa.
non umana, ma piena d’umanità riunita e patita.
amo i tuoi cioccolati misti, le nocciole incartate in torroni speziati, le tue pietanze arrossate e affondate in condimenti custoditi dalla memoria, i tuoi piatti decorati di una volta l’anno.
piccoli abeti travestiti da festoni decorano la storia di piccole famiglie, che scovano gli angoli della casa più degni per sorvegliare auguri d’ogni bene e d’ogni amore.
regali da portare allo scoperto riflettono l’indugiante desiderio di chi li sceglie e stuzzicano la fanciulla immaginazione di chi dovrà spogliarli dei loro abiti vivaci, per farli per sempre propri.
il dare s’impasta con l’avere.
la neve decora i paesaggi che raccolgono tradizioni e modernità e li unisce in una mescolanza che fa gioia.
la gioia di vivere il natale come nascita.
tutti.
ogni volta, come fosse la prima.
t’aspettavo, dicembre.
per concludere, per chiamarti per nome, per rivivere un sorso di ricchezza, per coprirmi, per ricoprirti, per riscoprirti, per festeggiare mio padre e riunirmi coi miei il ventiquattro a cena.
non mi stancherai mai.
con te pare che la musica classica sia più celestiale e stare intorno a un tavolo sia fondersi in abbracci perpetui e dirsi auguri sia come sussurrarsi segreti mai svelati che diverranno atti compiuti.
penetri, tu, dicembre.
nelle interiora, strappandole dalle viscere e palesandole al mond’intero.
e l’interiore diventa esteriore.
so già che ogni volta sarà come l’ennesima festa con te, con l’aggiunta di un altro anno in più.
e come ogni volta ti ribadirò che i propositi non fanno per me, ché io non so mai cosa proporre.
aspetto un cenno da te e tutto accadrà nell’ordine naturale delle cose.
sei un contenitore in cui riversare i miei liquidi e dare loro finalmente una definizione.
(i miei, sì, ché mi sento sempre eternamente indefinita).
trame di passioni si tessono a dicembre con fili di lana pura e tinta di giallo.
è freddo, dicembre.
eppure con te sento caldo dentro.
bi
[ph. alicia savage, da la révolution surréaliste] |
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