scesa dal bus, respirai subito aria di casa. tutto era
esattamente come la mia immaginazione era stata in grado fino ad allora di
costruirlo. tante finestre chiuse da vetri quadrettati di bianco, case fatte di
mattoncini bruniti e rossastri, strade non troppo ampie, aria pungente sul
viso, seppure fosse giugno. tutto era al suo posto ed io con quel tutto.
cercavo virginia, la sua fragilità e la sua forza
inconcepibile. cercavo i suoi capelli morbidi, lasciati piangere in cima alle
sue spalle provate, i suoi abiti lunghi, i suoi salici al posto degli occhi e
il suo spirito vivo invece del suo corpo quasi già morto, ancor prima di
spegnersi. cercavo la sua grazia celata e la sua virilità incompresa, le sue
mani piene di emozioni, dalle quali vomitava storie sue, storie mie, storie di
tutti! un miracolo, cercavo il miracolo chiamato virginia - non si può amare solo un uomo nella vita, né una donna soltanto e dio solo sa quanto io l'amassi e l'ami ancora, donna divina!
cercavo virginia e, in verità, cercavo me. me e le mie
budella che spesso si aggomitolano e la mia ira furente dinanzi alle
ingiustizie e il mio fervore a difesa delle idee e la mia bocca che cola bava ad
ogni grido spazientito e il mio sguardo severo sempre così avaro di lacrime e
la profonda incertezza della mia anima che vaga ogni notte per iperurani
abitati da mostri senza occhi e il mio amore per la vita e per la relazioni che nutro dal profondo e da
cui mi disseto e grazie alle quali costruisco ogni giorno frammenti di me con la
speranza di comporre un giorno un tutt’uno del quale andare fiera e insomma...
giravo per bloomsbury ed ero felice.
una volta ho cercato virginia. l’ho cercata sotto al sole e
sotto alle nuvole dell’ora di pranzo e, anche in assenza di virginia – che era proprio
lì, lo so con certezza, pure se i miei occhi non riuscivano a definirla! – io ero
con lei. giravo e respiravo, respiravo e giravo. ero con lei e, soprattutto,
ero con me.
- bi
[paul delaroche, jeune martyre] |