giovedì 14 novembre 2013

accumulo


autunno mansueto, io mi posseggo
e piego alle tue acque a bermi il cielo,
fuga soave d'alberi e d'abissi.
aspra pena del nascere
mi trova a te congiunto;
e in te mi schianto e risano:
povera cosa caduta
che la terra raccoglie.

salvatore quasimodo, autunno








accumulo cibo sano e molti litri d’acqua, affinché il mio corpo possa essere fiero della mia mente.
tisane da stringere calde tra le mani aride nelle mie solitarie sere invernali, limone spremuto tra i monti di venere e infilato nel tè delle mattine infreddolite.  
accumulo sogni indicibili, cammini eterni in cui scorrono infiniti, mai sfiniti.
notti senza nome, notti assenti di rumori, notti sussurrate, notti consumate fino all’ultimo minuto sotto il ponte della trapunta, che al tempo mi donò mia nonna.
a quadri, verde e viola.
come se già sapesse che l’avrei abbracciata per oltre vent’anni.
accumulo desideri e pensieri e preghiere e sinestesie e luce nelle mani e altre cose così.
accumulo argentei temporali fragorosi e tramonti rosa antichi in cima alle vette appena innevate.
cervi che spiano tra le betulle pendule e si scrostano le corna sui muri delle cortecce delle querce.
accumulo cose che non agiscono, parole che non mi trovano, pensieri che non parlano.
ritorni stanchi e serali, su tracce di musiche lente come ere.
accumulo ricordi mai scordati e sempre accordati, memorie che scivolano leggere e s’infilano negli sguardi annodati.
mancanze di cose minuscole, di scale salite, di giochi gridati d’estate.
accumulo consapevolezze.
e cioè che la mia pelle mi somiglia, che la mia gola mi parla.
che i giudici fanno male più a chi giudica che a colui che viene giudicato.
che l’imperfetto è il tempo per me, mentre il presente mi si accoccola accanto e mi tiene per mano.
che cerco nel passato la donna che sono in fondo.
accumulo baci liquidi come laghi in cui si riflettono le montagne, sentendosi lago anche loro e dimenticando di essere cime.
accumulo speranze di una vita allungata e agita in attivo e in passivo.
in passivo e in attivo.
come un’altalena in cui mi rincorro e trovo sempre i piedi miei.
accumulo sciarpe per far fiorire il collo mio, per essere fiore con i petali che sporgono all’infuori, per fare lo stelo ritto verso il cielo e leggermente ripiegato in avanti, com’a cercarsi le radici.
accumulo rughe che scavano torrenti d’acqua pura sul mio viso, corpi nudi per fare come fa la libertà.
accumulo denti fragili come piccola ossa di bambina.
e poi cioccolate fondenti, paste con i pomodorini appena scottati, la soia in dispensa, l’olio spremuto due settimane fa, le ciabatte col fiocco al centro, il pigiama col prato tatuato.
accumulo amore per stringermelo addosso e farlo volare via, appena si sia scaldato.
luoghi larghi e ariosi, appartenenze mai troppo strette, lacci un poco slacciati.
persone da abbracciare e da chiamare per nome.
accumulo, perché diversamente non saprei fare.

bi
 
 
[immagine di kylli sparre]

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