"dovete fare pensieri dolci e meravigliosi
saranno loro a sollevarvi in aria"
j. m. barrie, tratto da peter pan
antica
guarda, si è eretta questa bocca di leone sulle scale. un
miracolo nel cemento, un segmento di vita sbocciata tra le morti. alleggerisce
i piedi, quando scendi, e ti fa sentire una libellula con quattro ali variopinte.
quando sali, t’accompagna i talloni, facendoli spiccare verso l’alto.
antica
la tovaglia di quel rosa primitivo incipria la tavola. ce
l’hai lasciata cadere, come un cristo cede alla propria fine, annodandosi tra
le braccia addolorate di sua madre. giace, lì, ripiena di molliche. eppure è così
piena di vite.
antica
appartengo ai luoghi in rovina, in cui i muri consumati
di esistenza riscrivono sulle proprie pelli la mia storia. come fece la
fanciulla bianca, che una notte strinse la mia mano con la sua luce e lesse.
lesse me, i miei trentanove anni, facendoli scivolare tra le nostra dita. dita
bambine.
antica
come la mensola di marmo, che incappuccia il comodino al
piano di sopra. indugia sul legno appassito e, carezzandolo, gli ricorda quanto
le carni si gelino al contatto col marmo. il marmo spezza ogni sentimento e
ricorda che il brivido è uno strato di pelle che scivola via e che perdi per
sempre.
antica
come la macchina da cucire nera e stondata, che hai
nascosto allo sguardo del mondo. l’hai riposta nel passato remoto, in cui il
tempo l’ha cristallizzata. riposa nel soggiorno, ferma da tempo. per lei vivere
non equivale a fare, esserci è ciò che basta. per me neanche, eccome. vivere non
è mai fare.
antica
come i decori celesti dei piatti e delle tazze da tè. la
dolcezza non è una debolezza che va perdonata: questo cantano in coro, dalla
credenza poggiata sul muro. la dolcezza dei colori pastello della voce che non
s’alza, delle carezze che il suo indice mi scrive sulla fronte, della
discrezione del buio e di quanto sia capace di farsi nero: questo, tutto questo
è ciò che ci è stato insegnato.
antica
piantata nel posto sbagliato. con lo sguardo alla ricerca
dell’est e dei suoi contorni montani. col fiato che colora di verde la bocca e
lecca la lingua di brina. io mi curo col vento. quando
il respiro vien meno e il petto si cuce sul cuore, allora sento un vento secolare
che spira. e inghiotto l'aria fino in pancia, per restare in vita.
bi
[shadowbox photography - delusions] |
Navigo e mi perdo e perso finalmente banchetto su una zattera oro lucente.
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