martedì 18 febbraio 2014

la toscana è una moltiplicazione


la toscana è una moltiplicazione di pavimenti inclinati, che scivolano verso un centro nascosto pieno di storie. i vicoli vi si assecondano e vi girano come agevoli labirinti, le voci vi si attorcigliano e creano accenti spirati di spiriti.
occorre tornarci in toscana. di tanto in tanto,nel tempo, per recuperare spazio per gli occhi e aria per i polmoni. e non una volta ogni diec’anni, no. di più, dico. per ritrovare le giuste priorità di se stessi.
la mia è il verde, lo so, e lì mi ci sono affogata. l’ho bevuto a più non posso, per fare il pieno di quel velluto spalmato sulle colline. come fossero tutte uguali, eppure mai le stesse.
la mia è l’amore, pure, e lì ti pervade, da fondere il due con l’altro, in un uno sempre più unito e disunito solo nelle membra.
è un’addizione di torri, che regnano nei secoli e vegliano cittadini mai stanchi. questi, proprio loro, che si sporcano le mani ogni giorno con la loro tant’amata terra, che penetra fin dentro le loro unghie larghe come piazze. infilzano radici che cresceranno come cipressi e lì pareranno trapezi di campi arati dai venti lontani provenienti da tutti i dove. lì sorveglieranno vigneti tenaci e verticali e ulivi gentili e silenziosi.
l’abbiamo sentiti coi nostri occhi e visti con le nostre orecchie. lì, in quelle valli difese da dolci colline. lì, in quei paesi impietriti e pieni di vita pulsante e pronti ad accoglierci tutti. tutti noi, visitatori curiosi e sì tanto affascinati.
è una sottrazione di sospiri. da coprirsi la bocca con ambo le mani per lo stupore che lascia senza altra espressione vocale oltre a un sospiro, gridato con la o. con tante o, una di fila all’altra (ooooooooooooh!). di curve, che s’attorcigliano alle colline e si stringono nel ventre in un vortice di emozione. di verditudine, che sale rapida come la saliva a riempire il palato e baciare la lingua. di riflessi, che si specchiano nelle acque e fanno da prisma ai cotti delle case in pietra. di scorci, che s’aprono improvvisi e appena accennati.
parla un’altra lingua, la toscana. una lingua né parlata, né scritta, ma solo sussurrata e fatta di sentimenti taciuti ai sensi animaleschi.
è il sapore del mosto a dirtelo, quello che ti resta ancorato in bocca, dopo che hai sorseggiato quel vino rubino, che sa di aratro, di foglie lussureggianti, di frutti scarlatti, di legni porosi e muffe riposte in cantina. di tortini di verdure affondate nella vellutata di pecorino, salumi mangiati per strada, cene piene di sguardi infiniti.    
è una divisione, la toscana, una divisione d’intenti. delle sue mani che si preoccupano di avvolgere le mie spalle infreddolite sotto le coperte, delle sue rose rosse, del suo pensiero per me fatto di carne e non più soltanto pensato. è condivisione di un amore, che si vuole sentire sparso per il mondo, anche in toscana dunque, per ritrovarsi sempre più integro e amato.  
la toscana è una moltiplicazione che sa di me e di te.

bi
 
 
[ph. bi]
 

«se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
il mio viaggiare
è stato tutto un restare
qua, dove non fui mai».

giorgio caproni, stringendo

Nessun commento:

Posta un commento