mercoledì 12 dicembre 2012

la ragazza che legge

suo nonno ne aveva una nello studio.
si faceva una rampa di scalini stretti e alti, molto faticosi da salire senza corrimano, che infatti c’era: era in legno chiaro, liscio al tatto e ruvido alla vista.
appena finita la scala, si arrivava in un minuscolo pianerottolo, con uno specchio in ottone gentile e ampio proprio di fronte.
vi si specchiava facilmente, nonostante fosse ancora molto piccola.
accanto allo specchio, sulla destra, c’erano due quadri.
in uno era raffigurata in tutta la sua dolcezza una bambina dal viso roseo e un po’ malinconico, con lunghi capelli dorati ed una fascia chiara a tenerli ordinati, tra pensieri eleganti ma poco leggeri. portava una candela accesa in mano.
lei la guardava con ammirazione, eppure, tra le due, sceglieva l’altra.
non quella con la candela, ma quella con il libro.
l’altra se ne stava infatti là seduta in quella poltrona, immersa in una pace sommessa e silenziosa, ingoiata in un mondo parallelo fatto di idee e di fantasia.
la vedeva così bella, così elegante.
deve piacersi molto, pensava tra sé, e deve stare proprio bene lì seduta, in una stanza tutta sua.
arrivava in quel pianerottolo affannata per le scale fatte di corsa e trovava il suo viso riflesso nello specchio di ottone.
non si vedeva certo così raffinata come la ragazza nel quadro, ecco perché si immedesimava proprio in lei.
aveva quei capelli raccolti in un nastro garbato, una postura eretta ma comoda, che gli adulti non avrebbero mai ripreso.
- alza le spalle e rizza le schiena!
le diceva invece suo nonno.
quel grande cuscino alle spalle la accoglieva e coccolava, si vedeva, e lei ne voleva uno uguale a quello, non uno piccolo come il suo.
uno così, uguale.
quella che si fermava ad ammirare senza parole era una riproduzione, è chiaro, non un quadro di valore, ma per lei era l'unica copia sulla terra ed era di suo nonno.
lui era un tipo burbero e nient'affatto simpatico, con quel ché di autoritario e spocchioso che poteva far credere che il quadro fosse un originale.
un giorno la sgridò moltissimo.
era andata a fare un pic-nic con un’amica in cima alla salita, dove finiva la strada asfaltata e cominciava il verde.
- non lo so chi saremo, io vado con elisabetta e il suo cane.
e si erano divertite moltissimo, lei, elisabetta e il suo cane bianco e nero.
era tornata con i calzoncini sporchi e bucati e i piedi un po’ neri, ma rideva ed era contenta, perché aveva corso con il cane e giocato con elisabetta.
- dove siete state fino a quest’ora tarda? siete piccole, avete solo sei anni, lo capisci? cosa dico io a tuo padre se ti dovesse succedere qualcosa, eh?
ma lei non capiva.
cosa sarebbe potuto succedere, con il cane che le controllava a vista, i panini all’olio con il salame e la frittata fatti da sua nonna, elisabetta che era più alta di lei e sembrava pure più grande e il paese che era piccolo, non era una città piena di traffico.
lei si rattristava, senza comprendere.
e tornava lì dal quadro e pensava che le vacanze fossero un momento bellissimo, senza libri e compiti da fare, ma anche che le mancasse molto l’abbraccio caldo di sua mamma e lo sguardo dolce e verde di suo padre.
la ragazza con il libro era bella, molto bella.
così rosa, sottile, educata, quieta.
era certa che lei un giorno sarebbe diventata bella come lei.
e con un incantevole libro tra le dita.

bi



["the reader" di jean honoré fragonard]


6 commenti:

  1. sono stata qui con te...immersa nelle emozioni e il tempo si è fermato per rendersi eterno...come quello della donna del quadro....grazie. love.
    tua Di.

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  2. Quel quadro lo conosco a memoria!!
    A me fa tornare indietro di una trentina d' anni e sai perché?
    Alessia lo aveva scelto da ricamare e anche noi lo ammiravamo appeso alla parete e lavorato con i fili colorati.
    Bellissimo ricordo.......
    Grazie Sticky!

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    1. quante cose in comune stickylove mia... :)
      grazie a te!

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