mercoledì 17 aprile 2013

il manifesto della non sopportazione

non sopporto il cane di quella di sopra a quella sopra di me che abbaia tutte le notti in cui resta sola in casa, perché ce la lasciano e lei certamente li chiama e strilla loro che lei non è un peluche ma respira sul serio ed emette anidride carbonica ad ogni sbuffo.
non sopporto i suoi padroni (padroni di che, poi) che la lasciano da sola in casa anziché portarla con sé ché mica è un settimino o un comò o una cosa così.
non sopporto questi chili di troppo che mi abbracciano il girovita in una morsa mortale e mi stanno attaccati come delle sanguisughe assetate di sangue zero erre acca positivo, sì proprio il mio.
non sopporto di stare a dieta, di non mangiare la pasta, tanto che mi sogno la carbonara e il salame abruzzese schiacciato e pieno di pepe, di scartare questi yogurt insulsi ogni mattina che mi danno il contentino e mi rendono burbera e iraconda oversize e puntualmente mi schizzano i polsini delle maglie.
non sopporto più i polsini delle maglie e desidero sbracciarmi senza avere i brividi, se non per l’emozione che mi corre sulla schiena e mi termina sulla punta delle dita, per aver ricevuto un bacio posato sulle labbra e anche uno come si deve con la lingua.
non sopporto chi parla ed esprime opinioni su tutto e tutti, sì esattamente come faccio io ogni santo giorno, che piova tiri vento o ci sia il sole io ho sempre un’opinione bell’e pronta (pensa che palle e che barba e che noia).
non sopporto chi non ha opinioni, chi non si schiera, chi non combatte per le cose schifose che tutti i giorni ci avvelenano un passo dopo l’altro che affiliamo, chi dice sempre sì, chi dice sempre no, chi non ammette il forse, vedremo, non lo so se mi va e punto e virgola, invece che punto.
non sopporto l’acqua ferrosa del rubinetto, sempre uguale, incolore, che nasconde insidie e veleni e sostanze psicotrope che certamente minano alla mia benevolenza, che nel frattempo è tornata in letargo perché s’è sbagliata.
non sopporto di accollarmi le confezioni d’acqua che ti pare, sempre di marche diverse perché così eviti che ti faccia male e che ti vengano i calcoli, ma tanto ti fottono lo stesso, perché quella roba è imbottigliata da chissà quando e proviene da chissà dove eccetera.
non sopporto chi alza la voce e invade spazi che non sono suoi e si impone con prepotenza laddove non sa imporsi con gentilezza.
non sopporto chi abbassa la voce e ti costringe a chiederti che ti succeda alle orecchie e semmai sia diventata sorda o se sia poi così importante avere dei segreti che poi ti dimentichi che sono segreti e li dici ugualmente.
non sopporto la pioggia che mo torna e io già mi sto prefigurando di tirare giù tutte le parolacce che conosco perché sabato e domenica dice che è brutto, dice.
non sopporto il sole visto dalle finestre dell’ufficio perché rosico, sì, rosico che lui stia in un posto che si chiami fuori, mentre io stia in un posto che si chiami dentro e che questi due posti non coincidano manco un po’.
non sopporto nessuno né me né lavorare né studiare né uscire alle sette e quaranta tutte le mattine né prendere il cappuccino né rinunciare al latte né vedermi tonda né avere le unghie indebolite né mangiare la frutta né sorridere né restare seria né oziare né ammazzarmi di lavoro né le maglie strette né quelle corte né la senape né chi non risponde a un saluto né chi ti parla del più e del per né chi non risponde ad una email né chi pretende che tu ci sia senza chiedersi dove se no saresti né chi ti succhia l’energia perché ne è povero né chi ti esaspera con i consigli non richiesti né chi parla poco né chi parla troppo né chi parla di politica né chi si riempie la bocca di quello che fa né dipendere dai soldi né chi non ascolta né chi non ti dice le cose come stanno.
non sopporto di sopportare!
siamo tutti indistintamente avvisati, capito bi?
avete ragione tutti ma io pure quindi abbiamo (ragione tutti).

firmato bi
 
 
 
[immagine tratta da internet]
 

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