venerdì 24 maggio 2013

drammaturgia di un sonno

versi irregolari di una notte

peso come il macigno cosmico che aprì una voragine sulla terra, per accogliere il mondo delle ombre e del pianto.
la mia mano destra è certa di ergersi con coraggio, pronta ad illuminare con un bagliore la mia notte penosa.
resta invece immobile.
pare ch'io viva notti come viaggi e giorni come soste.
l'umanità tutta s'addolora in petto, mi dice la notte.
mentre m'affanno, affaticata, senza tregua, piangendo lacrime di tutti, tranne che mie.
oh, dimmi se sai come si placa questo dolore fulminante, questo vento furioso che s'impossessa dei corpi e fa sbattere l'anime come campane che vagiscono castigo.
dimmelo, tu!
con l'amore, dice.
parlato, baciato, abbandonato, lisciato, pensato, donato e scritto.
c'è bisogno di una nuova grammatica dei sentimenti, abile a cantarli e ballarli.
sacri silenzi di parole, mi dice, che li trasfigurino e che lascino fuggire i tempi finiti.
l'infinito, questo cura i mali in petto.
l'infinito.
io continuo a camminare e la penombra s'impossessa di me, imbevendomi di dolore.
non è il mio, mi dico.
soffro e la mia mano m'aiuta a far uscire frasi che tardano a manifestarsi, restando solo sibili e lamenti soffocati.
il mondo soffre, senti?
le dico, disperata.
e soffro anch'io appresso alle pene del mondo.
l'anima mia vibra e vaga in un girone di sofferenza che mai avrei potuto provare per me medesima.
per me sola.
è un dolore universale, uno spasmo violento che non s'arresta e vomita nero.
ansimo.
ancora la mia mano è convinta d'infiammare quel buio con la luce del lume, che come un lampo vorrebbe che s'accendesse e fulminasse quel mio vagare.
resto ancora bloccata.
odo il mio corpo sdraiato sul letto premere sul fianco destro.
la luce resta muta.
riesco allora a spegnere le mie lagne sulla bocca arida e rallentata, le mie dita suonano note d'aria.
sono tornata.
sono dentro.
sono sveglia.
mi cibo di respiri profondi, per restituire brezza ai miei polmoni imputriditi dal sonno.
sono sveglia.
sono calma.
sono cambiata.
la drammaturgia del sonno mi ha portato via con sé, rendendomi indietro una nuova parte di me.

bi
 
 

“non ho bisogno di vendere la mia anima per comprare la felicità. ho un tesoro interiore che è nato con me e che mi può tenere in vita, se ogni piacere interiore deve essermi negato e offerto solo a un prezzo che non sono disposta a pagare”.

dal romanzo "jane eyre" di charlotte brontë
 
 
[illustrazione di rebecca dautremer]

Nessun commento:

Posta un commento