dava le spalle alla strada, le mani conserte dietro la
schiena appena stiepidita dal sole di aprile. conversava guardando il suo amico
leonardo teneramente negli occhi. era quello il suo modo, ci metteva premura e
anche un pizzico di benevola sbadataggine.
- ciao, nicola.
si voltò lentamente, con quel suo modo che la gente
avrebbe certamente giudicato un po’ goffo.
- oh, ciao.
restò voltato per metà, con la parte superiore del busto.
le gambe e i piedi no, rimasero un po’ storti verso il suo amico leonardo. era
incerto, con il sorriso appena accennato e le labbra leggermente tremule.
- mi riconosci, nicola?
- sì, certo...
lo scrutò con quello sguardo leggermente svampito, gli
occhi dilatati che puntavano le lenti spesse dei suoi occhiali, pur sempre in
modo premuroso. era tenero con tutti, anche con quelli meno amici degli amici.
- come stai, nicola?
- bene, bene. grazie. e tu?
chiunque gliela perdonava quella smemorata disattenzione,
quell’accennata ed innocente vaghezza, chiunque lo amasse e a cui lui volesse
bene. era confuso, ché lo stava mettendo a fuoco, ma per nulla lo avrebbe
ferito, dichiarando con insolenza di non averlo riconosciuto. eppure lo
conosceva, ne era certo, solo che il nome proprio gli sfuggiva. gli girava
intorno come l’arietta primaverile, una brezza lieve e in certi attimi
pungente, ma proprio non gli veniva in mente.
- anch’io sto bene, grazie. e anche la mia famiglia sta
bene. e gli altri a casa? come stanno, stanno bene?
- sì, tutti bene. stiamo tutti bene, grazie.
lo fissava ancora diritto. era un viso pieno come una
luna all’apice del suo ciclo, chiaro, rosato e appena più rosso sulle gote.
tondo, molto tondo, con due occhi celesti molto chiari. che occhi di ghiaccio,
pensò nicola tra sé. ipnotizzanti, quasi insidiosi.
- va bene, allora io vado. statti bene, nicola.
- grazie, grazie. anche tu, ci vediamo. ciao.
restò ancora così: voltato per metà con la parte
superiore del busto e le gambe e i piedi un po’ storti verso il suo amico
leonardo. sembrava sospeso, con quel suo sorriso un po’ tremolante e gli occhi
buttati lì nel vuoto.
vagava nel vuoto di quell’istante. una svista non
ricordare quel nome, pensò. quel viso di luna piena, bello tondo. quegli occhi
di ghiaccio, così confusamente familiari. quella statura alta e quel portamento
appesantito da un fisico nient'affatto longilineo.
d’un tratto tornò padrone del suo sguardo. un tuffo
interiore gli fece sobbalzare le costole e tremare impercettibilmente le
spalle. leonardo era ancora lì, distratto nella conversazione con un altro passante e sembrò non accorgersi del rossore sul volto di nicola.
era suo fratello.
l’uomo alto tondo col viso pieno e gli occhi di ghiaccio,
quello lì, era suo fratello. quello con cui non si parlava da otto anni e con
il quale aveva litigato per un’intera vita era suo fratello. quello prepotente
che lo sovrastava con parole forti sulle sue fragili era suo fratello. quello
che non aveva subìto le angosce che i loro genitori avevano inflitto al
maggiore dei due, nicola, era suo fratello. quello che una volta lo strattonò per la maglia e che avrebbe voluto picchiarlo era suo fratello. quello che si era fermato lì, sotto
il tepore del sole di aprile, in una mattinata tranquilla in strada, lo aveva chiamato e salutato e aveva chiesto come stesse e come
stesse la sua famiglia era suo fratello.
un riverbero di passato passò accanto a nicola e gli diede un'energica
pacca sulla spalla. non preoccuparti, gli disse, tu guarda avanti. tu
gioisci con la tua famiglia di adesso. non pensare ai soprusi subìti e all'amore strappato via. tu mantieni il tuo sorriso intimidito e
un po’ sbadato sul tuo viso. che al resto ci pensa la vita, nicola.
la vita ti ama, nicola. tua moglie anche. le tue figlie ancor di più.
nicola, il fratello di nessuno.
bi
[the musician, http://www.randomgallery.it/Randomgallery/home.html]
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