lunedì 24 giugno 2013

diversamente

si vede da come lo guarda: lei pensa che il piacere lo provino quasi tutti. lui vive in quel quasi vago e sfumato, seduto su una sedia a rotelle. è smagrito, le gambe sembrano un disegno più che un'estensione fisica reale, lo sguardo è spento. come se avesse un bottone da qualche parte, l'unico con il quale possa controllare volontariamente una parte di sé e ci spegne lo sguardo.
il sesso è un'abilità e la sua è diversamente abile. dunque il sesso è diversamente sesso. gli si avvicina con movimenti lenti ed indecisi, senza sapere bene cosa fare.
si vede da come lo guarda: lei pensa che a lui il sesso non serva. è abituata a chi sa fare da sé, a chi si spoglia rapidamente e si regala un'ora di piacere silenzioso e gridato ad occhi chiusi e vissuto in un altrove ogni volta differente e pagato, sì, perché funziona così.
- il mio amico olandese ha un'assistente sessuale. una donna avvenente ed esperta che conosce la disabilità, oltre all'arte del piacere. mi dispiace per te, invece.
lui è diverso. diverso da tutti i clienti di sempre, diverso da quelli che camminano eretti su due gambe ben piantate. non le era mai capitato di dover spogliare qualcuno, usando grazia nel sollevargli quelle gambe assenti di gravità. di sganciare i braccioli della sedia e farli scivolare lateralmente. di spostargli le natiche più in avanti, quel po' che le avrebbe consentito di sedersi su di lui.
- il mio amico non la deve pagare. è un suo diritto, il sesso. il piacere. provarlo. è come quello di vivere la vita. e il sesso è corpo e vita.
si vede da come continua a guardarlo: lei non sa che dirgli. che è dispiaciuta, quello sì, glielo direbbe. e pure che non sa come si fa a maneggiare la sua esilità, perché sa solo spalancargli le gambe sopra. lei è lì per farlo godere.
gli attimi si susseguono incerti, mentre lui la aiuta a completare la penetrazione. lei sì che ha le curve molto belle, mentre le sue, pensa, le sue sono dritte, quel dritto giusto per incassarsi nella sua sedia.
il piacere si consuma lento, in un tempo surreale e diverso per l'uno e per l'altra. lui chiude gli occhi e viaggia in un luogo di estasi, fatto di penombra e di fisicità diversamente estesa. gli piace. ansima. lei è lì impacciata e manca di parole e concentrazione. conta i minuti alla rovescia, dicendosi che prima o poi lui sarebbe arrivato al suo orgasmo e lei si sarebbe potuta rivestire.
il piacere è servito. lui si asciuga, lei si affretta a rindossare i suoi panni. lo vede goffo ed in difficoltà e si allunga per aiutarlo. lo riveste, ritira su i braccioli, lo aiuta a sistemarsi con la schiena poggiata perbene sullo schienale.
lo guarda ancora una volta incredula prima di andarsene. sì, il sesso è un diritto di tutti. non è che un disabile non voglia godere, no. questo è un maledetto luogo comune, vero solo in virtù di una maggioranza che sta in piedi e scopa muovendosi autonomamente. non è affatto comune. è un luogo fatto diversamente, in cui si vive di quasi vaghi e sfumati.

bi
 
questo pezzo era nato ed emigrato in un altro luogo, ma il posto giusto per lui è questo: radica.menti.
 
 
 
 
 
[pablo picasso, disegnare con la luce]
 
 

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