ed ella si sentiva ipnotizzata nelle emozioni e trafitta intensamente nella bocca dello stomaco.
sentiva gli occhi lacrimare desiderio e finiva per affondarli nella sua rotondità.
la rotondità della bellezza.
un vortice di brillantezza la portava su di sé e la ingoiava dentro voci cantate di dee.
nuda, si sentiva, e coperta di soli drappi di stranezza, irriverenza, ribellione, disobbedienza.
il fascino si era nascosto lì e voleva che lei lo andasse a stanare, da dentro la bellezza.
lo guardava dritto e senza timore alcuno.
era una screpolatura, una rottura, una scheggia che aprisse fenditure nel cielo.
come quelle della luna, che coltiva la notte e va a prendere aria di giorno.
piove smania e innalza le maree, alita sui fiori e ne fa germogliare i frutti.
e lei lì, a fare i conti e a vederla sbocciare ogni ventotto.
nera, nascosta, silenziosa e fluida.
nel settimo era un letto di fieno, una falce dondolante che la spiava e accresceva ed espandeva.
nel quattordicesimo era la perfezione del pigreco, la forza dell’elevato alla terza, la poesia della pienezza.
nel ventunesimo le voltava poi le spalle, per riscendere, ritrarsi, farsi più segreta.
la abbandonava ogni ventottesimo, soltanto per poi rinascere.
una frazione come la luna, la bellezza, un numeratore di momenti, una potenza di passioni.
le sue dita bambine la pungevano e vi solcavano crateri da una vicina lontananza.
vi disegnavano laghi pieni di vita e fiumi sinuosi e senza interruzione.
la bellezza non teme la pioggia.
né le costrizioni, i limiti umani, i saccheggi, l’usura del tempo, gli sguardi sudici, i pensieri impuri.
ella s’incamminava ogni giorno con coraggio e si faceva compiere da quelle stravaganti trasfigurazioni.
la bellezza le sorrideva in primavera, lacrimava in autunno.
la seduceva e si lasciava rapire.
dapprima buia, per lei che la ignorava e affossava l’anima dentro coni di vuoto interiori.
poi intermittente, quando non ne scorgeva altro che passaggi rapidi e riflessi.
infine seducente, danzava con lei che lì ci si arrestava e c’affondava gli occhi fino alle budella.
la bellezza costruisce spazi complementari, possibilità, destini.
risiede nei colori della natura, nei sentimenti di bontà e tolleranza, nella pazienza, nella gentilezza.
negli opposti, nei ti perdono, nei no, negli oggi, negli amori, nelle risate, nei pianti.
nei vasi annaffiati, negli angoli polverosi, nelle strette di mano, nei grazie.
la bellezza è la vita.
bi
[artslant, dioramas of victorian relics]
"in tutto - in ogni persona e sentimento - sto
stretta, come in una stanza di una tana o
di un castello. io non riesco a vivere e cioè
a durare, non so vivere nei giorni e ogni
giorno vivo fuori di me.
è un male incurabile e si chiama anima".
stretta, come in una stanza di una tana o
di un castello. io non riesco a vivere e cioè
a durare, non so vivere nei giorni e ogni
giorno vivo fuori di me.
è un male incurabile e si chiama anima".
marina cvetaeva
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