lunedì 9 settembre 2013

nasi rossi

la fine accade.  

si stringevano a soffocarsi, a fondere l'una le braccia nella pelle dell'altra. s'oltrepassavano di strette e nascondevano i visi bianchi nel solco del collo, infradiciato di pianto.  
sono tutti così quegli abbracci: tolgono il respiro. il loro era prolungato, fisso e ininterrotto, a volte dondolato, come a dire "ti stringo di più, di più ancora di come tu possa sentire" e poi ritornava immobile e impassibile. silenzioso, un abbraccio lungo e silente.
nessuno sembrava accorgersene, seppure fossero sul ciglio della strada all'ora di pranzo, tranne l'altra. le osservava muta e sofferente e si premeva forte un fazzoletto candido sul naso. piangeva. le guardava e piangeva, sempre di più, piangeva e le fissava, mentre continuavano a restare intrappolate nel loro abbraccio a due.
non una parola, né un sussulto o, che so io, uno sguardo rivolto altrove. solo loro e il loro pianto intrecciato e il pianto dell'altra sopra il loro. erano attorcigliate in quella stretta annebbiata e vischiosa, mentre l'altra pareva una triste spettatrice affranta.
aleggiava un senso di morte. è la morte che ti fa premere degli insipidi fazzoletti bianchi sul naso, fino ad irritarlo e a farlo diventare rosso.  
ecco che finalmente mollarono la presa e s'incrociarono con lo sguardo, bisbigliando brevi parole confuse, per poi ripiegare i visi a terra. fu allora che l'altra si fece avanti, piuttosto esitante, e abbracciò anche lei la donna di spalle in lacrime. un abbraccio breve e gentile, di quelli che si concedono in quelle circostanze: quando ti muore uno caro.
ognuna aveva un fazzoletto personale e, durante quell'incontro, lo portava per conto proprio sul naso, a momenti alterni ed in maniera indipendente rispetto ai movimenti altrui. lo asciugavano, lo strofinavano, gli tamponavano le narici inumidite, lo usavano come sfogo per il loro corpo elettrizzato. ecco perché i nasi erano rossi, quelli di tutte e tre. a forza di sfregarli sulla carta legnosa del fazzoletto.
avevano nasi rossi e quei nasi rossi le accomunavano, imbevute com'erano in quel clima funereo di una fine purtroppo accaduta.
continuarono a parlare, pure se nessun suono sembrava spargersi intorno a loro. solo un alone indaco chiaro, doloroso e di non accettazione, che pareva ribadire quanto fosse colpa della vita quando la morte succede.
una sembrava soffrire più di tutte ed era la piccola donna bionda di spalle alla strada. era lei che, scesa dalla macchina, si era lanciata nell'abbraccio lungo e silenzioso, senza staccarsene più. la sua amica s'era spalancata e l'aveva accolta a sé e si stava lacerando il cuore insieme a lei, partecipando intimamente a quell'assenza ricalcata e fresca di giornata. l'altra era portata a commozione alla vista di quel dolore così tanto pianto e abbracciato.
la fine d'altronde accade a tutti, prima o poi, e pare pure non finire mai. era accaduta anche quel giorno e non faceva che finire di continuo, morendo più volte. moriva di nuovo, ad ogni abbraccio. ad ogni soffiata di naso. ad ogni breve frase raccontata. ad ogni pianto soffocato nell'incavo del collo.
nasi rossi dolenti di morte erano i loro.
ché è la morte che ti fa premere quegli stupidi fazzoletti bianchi sul naso, aspri e grossolani, nient'affatto morbidi e così freddi, da tingere i nasi. i nasi di rosso.

bi







 
 
"io non so se la solitudine, se quello
strazio chiamato solitudine, se quell'andare
via dei corpi cari, se quel restare soli
dei vivi, io non so se quel lamento della
solitudine, se quel portarci via le facce,
se quel loro sparire
di facce che avevamo dentro il respiro, non so
se il dono sia questo portarci via le
carezze, questa slacciatura.
è poco il poco che so e di questo
poco io chiedo perdono.
io chiedo
perdono per quello che so, perdono io chiedo
per tutto quello che so".

tratto da parsifal, in fuoco centrale e altre poesie per il teatro
di mariangela gualtieri
 
 
[illustrazione di pierre mornet]

 

1 commento:

  1. Forse la fine non vuol finire perché è il momento più bello di tutta la vicenda o comunque il più vero

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