accade al mattino
la luce del buio non è tutta uguale.
al mattino, ad esempio, è grigio piombo, rivestita di sottili riflessi argentei.
è lì, in quello spicchio d'argento, che il mattino viene alla luce con tutti i suoi adagio.
scendo al di sotto dell'unica coperta che mi separa dall'aria rinfrescata e non riesco mai a sentirmi del tutto verticale.
indugio e, quand'anche sia eretta, in me domina un sentimento trasversale.
metto a bollire l'acqua per il tè e mi perdo in tre mattonelle della parete: sono là a disegnarmi un cuore.
ecco che mi siedo e ci parlo (da cuore a cuore).
l'autunno mi si deposita addosso.
poi entra dentro.
ho foglie sospese nei capelli, di quel nocciola dorato che annuncia la caducità dello starci.
oggi sei la foglia che regna sulla fronda di una quercia secolare, domani il foglio appassito di vita vissuta, inaridito e pronto a volare come polvere.
amo perdermi in quegl'occhi appena un po' lucidati dalla fissità delle palpebre, da quell'immobilismo temporaneo che li tinge di emozione e li fa riflettere a se stessi.
come una luce nera.
il vento mi strega e ruba frequenze a tutto il mondo.
mi bolle in fondo e s'intrufola nelle cavità nascoste di una me candita e caramellata.
l'autunno germoglia ad ottobre.
mi metto il caldo in tasca e lo tocco con impazienza mentre sono fuori.
lo giro, lo accarezzo, lo rigiro, lo maneggo, lo stuzzico.
e intanto sento venir meno l'aria che s'intrufola con dispetto in cima alla gola.
ah, che peccato grave la dimenticanza.
come si può scordare il giallo della terra estiva, semplicemente perché l'autunno s'è impossessato di te?
t'affitto i miei campi di grano, se li vuoi, sì che calpestandoli e vivendoli tu ne tenga memoria per sempre.
piantaci su degli alberi pieni di poesia e nessun autunno verrà mai ad ingoiarne le foglie.
è autunno, usciamo.
vorrei essere cucita sulla brezza mattutina, per vivere vaporosa e senza geografie.
radici nell'aria, queste vorrei, incrostate e trasparenti.
bolle.
l'acqua per il tè mugugna.
rieccomi.
affogo il mio grigio tè mattutino in quel cratere fondo ed incandescente.
la dimenticanza, mai mi avrà la dimenticanza.
nulla si cancellerà da queste membra pulsanti, finché non ne sarò del tutto oltrepassata.
stringo metà del limone nella teiera e mi annuso le mani bagnate, che si sono imbevute del suo gusto giallastro.
l'autunno è la gestazione della neve.
aprire la porta e trovare tutto bianco e rigido, questo pure vorrei.
la testa coperta, la sciarpa addosso e i calzini di lana.
aspetto pure questo, aspetto pure questo.
mangio i biscotti appena inzuppati, prim'ancora che si sbriciolino nel tè.
centinaia di parole confuse mi vociano in testa.
sto bene, grazie.
in fondo è solo autunno.
bi
[immagine di mariana palova "moon tales"]
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