martedì 30 luglio 2013

è come se sentissi ogni volta sbocciarmi un albero dentro


senza di me un domani mi svegliai.
il collo inumidito dai percorsi della notte,
la pelle intrisa degli incontri obliati.
senza le mie notti che scorrono rapide,
i giorni non m'apparirebbero così allungati e fiacchi.
(la luce è un respiro che sopravvive per l'ombra dell'apnea).
senza quel domani, non arderei del desiderio d'invertirmi,
di capovolgermi in aria nei tempi, come se nuotassi.
è un perdere senza perdermi.
senza questa forza in me centripeta,  
non mi spingerei nel vortice dell'abisso mio
(m'ingoia, null'altro posso: l'assecondo).
senza allontanarmi dallo stare,
non potrei affondare nel mio essere, né nell'esserci.
è nella natura delle cose mie: il distare.
senza ch'io distassi in questi cieli,
il vicino non sarebbe mai toccato   
e il lontano sarebbe un'eco penosa e invera.
senza queste fitte impervie sotto le costole,
(una ad una, sì che premendo sfiatino di vita)
non abiterei luoghi, da renderli vere concezioni del mondo.
senza questo dire tutto al singolare,
non il plurale potrebbe nascere,
se non storpio e mancante di perenni assenze.
senza quest'uno, anche scolorito, anche stiepidito,
nessun due potrebbe sopravvivere indenne.
è come se sentissi ogni volta sbocciarmi un albero dentro.

bi




[illustration: jeremy enecio artist]

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