venerdì 19 ottobre 2012

facciamo un gioco?



- facciamo un gioco?
- va bene…
- mi dici qualcosa di grande?
- grande è uno sguardo senza occhi che t’accarezza senza posarsi mai, si perde in un dettaglio e non si accorge dell’insieme.
- e qualcosa di dolce?
- un grande stuzzicadenti di legno chiaro e rotondo, pieno di bianchissimo zucchero filato sapientemente arrotolato tutt’intorno.
- dimmi qualcosa di tenero.
- la bambina se l’è fatto comprare indicandolo da lontano, ride, è soddisfatta e tutto a un tratto ci affonda il naso dentro, senza restare senza respiro.
- qualcosa di interessante.
- lei vive in un mondo pieno di capriole in avanti e all’indietro, libri con le figure da colorare e già colorate, alberi su cui arrampicarsi che la toccano con la resina, bambole da vestire con mille storie mai uguali, una stanza dai muri trasparenti.
- dimmi qualcosa di piacevole.
- le sue dita s’aprono e si chiudono su un ciuffo di zucchero e, pizzicandolo, ci restano attaccate. e allora lei se le guarda stupita e le lecca, una per una, e le compaiono delle domande in testa senza risposta.
- di storto.
- le sue punte dei piedi tonde e aggraziate si guardano curiose e si fanno compagnia, così lei si sente stabile e a suo agio. si sente gentile.
- di distorto.
- vorrebbero fargliele rimettere dritte, perché si aspettano che i piedi stiano dritti. il dritto è in avanti, dicono. invece per lei il dritto è farle incontrare e far sì che si guardino tra loro.
- qualcosa di fresco?
- indossa un vestito di cotone fatto con il collo rotondo e con dei grandi palloncini bianchi dipinti. la copre fino al ginocchio, così lei può saltare, correre, rotolarsi e anche parlare da sola.
- ora qualcosa di antico.
- i suoi appiccicosi denti da latte sono un po’ storti e ogni tanto lei li spinge con la lingua verso fuori, forte. le sue labbra sono molto rosa e un po’ sottili, parlano di animali e minuscoli fiori lilla fatti di cinque petali lisci.
- qualcosa di nuovo.
- cammina per la piazza e passa gli occhi agili dallo zucchero filato alle signore sedute sulla panchina in faccia al sole, che parlano del tempo che cambia e di quello che passa.
- dimmi una cosa triste.
- vorrebbe un cane, ma non si può. un giorno prende una cinghia non troppo lunga con un moschettone da una parte e va in cortile. “hai un cane, vero?” le chiede il bambino del quinto piano. “sì, sì...” risponde pronta.
- una cosa bella.
- prende bravissima al tema e suo papà le regala una banconota, anziché le solite monete. “è una, ma vale come tanti spicci insieme, così ti puoi comprare venti pacchetti di figurine”. va a scuola felice e le raccontano le storie dei bambini lebbrosi e li guarda negli occhi. lascia la banconota nella scatola sulla scrivania della maestra e torna a casa senza figurine. sorride.
- e una cosa dolorosa?
- sua nonna si ammala, è stanca e le sue gambe sono gonfie. gliene tolgono una, da metà coscia in giù. lei sta lì che le accarezza l’altra.
- dimmi qualcosa di reale.
- non ti basta?
- e qualcosa che vorresti dirle?
- non occorre. le dico cose tutti i giorni.

bi

[immagine di amanda cass artist]

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