mercoledì 31 ottobre 2012

svestiti e andiamo

svestiamoci di noi e vestiamoci da dolcetto.
un morbido bonbon al cioccolato con glassa autunnale, pieno d’estate tramontata e di sazietà.
il ripieno è la nostra forma.
profumata, gustosa, vellutata, fresca, densa eppure malleabile.
che dolcetto saremmo, se fossimo solo il bignè?

svestiamoci e facciamo la ruota.
in fondo tra la terra e il cielo sai che c’è?
il nostro salto, le nostre ali, la nostra metafora leggera, quel sogno ricordato di buon mattino, un bicchiere d’aria da sorseggiare in silenzio e il tempo che diventa una nuvola.
il superfluo è di troppo in autunno, scansiamolo.

svestiamoci e teniamoci i colori, quelli sì.
l’autunno non è un marrone e non è un quando, guardalo.
è un arcobaleno che s’ingoia le ombre e le fa sue, le recita, le fa essere sostanza per un po' e poi le risputa, per riaccendersi più arcobaleno di prima.
è un come da fare come ci pare e desideriamo di più, ora che siamo dolcetti.

svestiamoci e mettiamoci scalze.
liberiamole, le radici, e lasciamole baciarsi coi funghi sotto il sole intimidito di novembre, ché quando torneranno ci diranno che hanno provato com’è fatto l’amore.
e ce ne daranno indietro quel po’ che ci parrà tanto.
è così che saranno pronte per invaghirsi di nuovo delle nostre scarpe.

svestiamoci e lasciamo casa nostra.
questo guscio che abbiamo scaldato, arredato, pulito, profumato, vissuto, respirato e pure dipinto di umori e giornate, di caldo e freddo, di senso e colpa.
non mi servono più le foglie, dice l’albero.
non ci serve più il guscio, gli rispondiamo noi.
perché vogliamo fare come lui.
lui lo sa che tornerà di nuovo verde.
noi sappiamo che torneremo di nuovo verdi.

svestiamoci e spalmiamoci di presente.
un liquido trasparente e cremoso che inizi con la p e che ci dia una direzione su cui posare i nostri piedi nudi e camminarci sopra, lasciando nuove impronte fresche per chi ci seguirà.
senza briciole, solo passi.
che passino e non siano più passati.

svestiamoci e incartiamoci di buono.
di parole croccanti da snocciolare, che ci facciano ondeggiare, leccare le labbra, spostare un po’ più in là e che ci suonino la canzone che a noi più piace. 
costruiamoci quella barchetta di carta fatta di un foglio candido e silenzioso e partiamo.

svestiti e andiamo.
le bambine come noi trionfano sempre.

bi

 

[immagine tratta da "pop surrealist": 'twins cocoons', ink on paper 2012]


2 commenti:

  1. Svestirmi è una delle cose che mi miace fare di più in assoluto, ma le scarpe non le tolgo quasi mai.........
    Grazie per la leggerezza di questo pezzo che mi piacerebbe mettermi addosso non per vestirmi,ma per Svestirmi sempre di più!!!
    Ma..........come faccio con le scarpe?????

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  2. prova così:
    chiudi gli occhi
    respira forte forte in pancia
    non pensare con la mente
    ...toglile!
    e scoprirai che, poi, ti sarà difficile tornare a metterle...
    d'altronde, hai mai mangiato un dolcetto con le scarpe??? :D
    (t'adoro)

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