lunedì 8 ottobre 2012

vi racconto un segreto

vi racconto un segreto.
quando avevo sei anni ero una leader molto affermata in mezzo a molte donne più adulte di me, che io già chiamavo comunque vecchiette.
tutta colpa delle mie due nonne, a. e a.: una palindroma e del tutto simile a quell’ammusata e incazzosa di artemide, dotata come lei di arco e frecce e di una camminata da generale, l’altra apparentemente angelica e paffuta, con una piccola bocca come la signora minù e due setose gote rosse come le mele di biancaneve.
è così: dietro una leader seienne si celavano due grandi e grosse nonne di nome a. e a.
tutti i giorni alle quattro e mezzo, ora con l’una (se mi trovavo in un paese), ora con l’altra (se ero in vacanza nell’altro), mi armavo del libretto di preghiere e di una corona del rosario azzurro cielo e m’incamminavo con la nonna in chiesa, afferrandola stretta per la mano e trascinandomela dietro, tirandole il braccio.
- nonna, è tardi! le vecchiette mi aspettano e senza di me non si comincia.
e arrivavo lì: una nanetta con i capelli a caschetto, nient’affatto indecisa, che varcava la soglia della chiesa, avvolta dallo sguardo compiacente e gioioso delle vecchiette del paese.
- eccola, guarda che carina! così buona e bella e brava… oddio, quando c’è lei è tutto un altro pregare!
io le salutavo tutte con un cenno del capo rivolto prima a sinistra e poi a destra, ringraziandole della fiducia che riponevano in me per quel compito di preghiera, che le mie nonne mi avevano conferito, regalando loro il tanto atteso bel sorriso sdentato e affrettandomi a prendere posto, accelerando il mio passo da piccola napoleone.
andavo spedita a sedermi al primo banco della fila destra, sul bordo sinistro proprio di fronte all’altare, e portavo subito gli occhi verso il prete.
il vociare si interrompeva all’istante.
toccava a me.
cominciavo con il segno della croce e mettevo poi in fila tutte quelle preghiere che componevano il rosario, che sgranavo come le mie nonne mi avevano insegnato quando ancora non sapevo neanche leggere, e le vecchiette mi venivano dietro senza perdere mai il ritmo e senza errori.
la mia voce era chiara e sicura, sembravo nata per fare quello: farle pregare e farle sorridere.
e mi piaceva, sia farle pregare, sia farle sorridere, e loro ripagavano il mio impegno e la mia concentrazione facendomi sentire famosa ed importante: una piccola donna leader in mezzo a un mare di donne vecchiette.
le mie nonne erano gonfie di soddisfazione, il prete pure.
io ero quella più giusta per dire il rosario senza far addormentare nessuno, senza sbagliare, senza sbadigliare, senza scambiare l’ordine delle litanie, senza dire a cantilena una cosa già di per sé piuttosto noiosa, senza fare casini, ecco.
dopo la messa, alle cinque e mezzo, ci facevamo di nuovo il segno della croce e, in definitiva, io ero finalmente libera di andarmene a giocare con i bambini amici miei.
ma non prima di aver dato un bacetto a tutte le vecchiette che, messe lì in fila, venivano a salutare me: la loro leader investita ed incoronata. e venivano a complimentarsi con le mie nonne di quanto fossi bella, brava, un futuro avvocato, dicevano, sempre sorridente, tutta sua madre, dicevano, così educata e gentile e sempre ben vestita, dicevano.
poi se ne andavano contente, soddisfatte di aver eseguito perbene e a dovere il loro impegno di pregare per sé e per gli altri, ma divertendosi e sentendosi un pizzico più giovani.
perché forse era questo: guardandomi, sognavano.
attraverso me, loro amavano ricordarsi la loro infanzia, i loro sandali aperti con i calzini, le loro cuffie in testa per coprire il capo, i bavagli bianchi sopra le vesti scure e tutte unite, le preghiere da dire che se no è peccato, le messe con i preti maschi, gli uomini tutti seduti nei banchi a destra, le donne tutte sedute nei banchi a sinistra, le navate della chiesa affrescate di milletrecento, l’odore d’incenso, i canti stonati e le campane prima e dopo la celebrazione della messa.
e suonavo pure quelle, io, aggrappata alla corda lunga fino a terra, saltando con energia e con la corda che mi trascinava via con sé, come un’altissima altalena che ti tira fino in cielo.
quando avevo sei anni ero una leader molto affermata in mezzo alle vecchiette del paese. ed ero felice.

bi

2 commenti:

  1. Questa è davvero bella!!!
    L'immagine di te, piccola e col caschetto, che dirigi tutte quelle vecchiette sgranando e recitando insieme il rosario, mi è del tutto nuova!!
    Dopo ventiquattro anni ancora continuiamo a riservarci delle sorprese!!!
    Spettacolare cara Sticky mia!!

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    1. non posso non stupirti ancora, se no sai che noia? :D
      love my stickylove

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