il cielo è un sopra, la terra è un sotto.
come quando disegnavo una striscia azzurra con i colori a cera e mi macchiavo il bordo della mano di verde, perché avevo già disegnato il prato.
il sotto.
prima disegnavo il sotto, poi il sopra.
era un mondo dritto, il sottosopra era un salto ancora troppo forte.
ti va il sangue in testa, mi dicevano.
e io ubbidivo, lì per lì.
poi di nascosto lasciavo la testa ciondolare dal divano, le gambe in aria con i talloni che premevano sul muro, le braccia lunghe verso la testa.
mi capovolgevo.
e allora il cielo era un sotto, la terra era un sopra.
e più scendevo con i piedi, più arrivavo al cielo.
a calpestarlo, a sfiorarlo senza la gravità che premeva sulle punte.
lì sotto ci splendeva il sole e mi scaldava tiepidamente i piedi.
me li abbronzava pure, finché qualcuno veniva poi a disturbarmi.
il pavimento mi carezzava i capelli, mentre chiudevo gli occhi e me li immaginavo confusi in mezzo al fieno dorato, dorati pure loro.
testa in terra, piedi in cielo.
ti va il sangue in testa, scendi!
alzavano di più quella loro voce preoccupata, eppure il viso mio non era di certo violaceo.
forse vedevano quanto fossi scesa in basso coi piedi verso il cielo e quanto le punte sfiorassero quell’azzurro e quanto i capelli si rinfrescassero col marmo freddo del pavimento.
urlavano dunque per far arrivare la loro voce fino a lì.
giù in fondo, giù in cielo.
ecco che allora mi toccava rigirarmi, perché loro non erano pronti alla disobbedienza mia e al cielo sotto.
sotto doveva esserci terra, il cielo doveva essere un sopra.
non mi capivano, non immaginavano che la gravità potesse diventare universatile...
sarebbe bastato volerlo per non sentirsi più così pesanti.
sarebbe bastato volerlo per non sentirsi più così pesanti.
la gravità universatile qualcosa lo tira giù, qualcos’altro lo lascia in alto, un po’ lo mette al centro.
cambia il pieno e il vuoto e lo dispone da sotto a sopra.
è nell’attimo prima delle cose che puoi girarlo sottosopra.
è in quel poco prima, nell'attesa, che si compie la giravolta e i sotto diventano sopra e viceversa.
sicuro che un pavimento non possa essere anche un soffitto?
a testa in giù dal divano le cose avevano un altro sapore.
si creavano dei mobili naturali, come fossero nati spontanei e scavati nella roccia, bordature squadrate in cui potessi sedermi senza cuscini, fatti di solo muro candido e liscio, dove potessi poggiare comodamente la schiena e accavallare le gambe nude con ai piedi gli zoccoli di legno bucherellati, scalini che prima erano travi da poter oltrepassare andando al di là, quello del piano di sopra che diventava quello del piano di sotto, mentre io ero lì a sentirlo parlare e camminare sotto i piedi miei, così.
sarebbe assurdo non pensare alle assurdità.
sarebbe assurdo non capovolgere, non disobbedire, non vedere il mondo sottosopra, non accorgersene, non chiamare gravità universatile quella che pare solo gravità.
lo spazio non dovrebbe avere sponde.
bi
"un vaso in verticale non esiste, è necessario che cada per provare la sua stabilità.”
“un uomo che cammina ha bisogno di rispecchiarsi in un suo simile al contrario, per sottolineare il suo movimento.”
marc chagall, il mondo sottosopra
Nelle tue righe "leggo" tanta fantasia e soffice leggerezza e siccome so da dove arriva, sono felice due volte!!!
RispondiEliminasei felice due volte perché noi siamo cuore-a-cuore...privilegio per pochi e grande dono della vita! t'adoro!
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