lunedì 10 settembre 2012

diario di un giorno qualunque di una gemelli qualunque



fossi in voi, ci starei attenta a fare figli nati sotto il segno dei gemelli.

per esempio va via la luce.
a tutto il quartiere, dico, va via la corrente e cominciano ad ululare ossessivamente allarmi e robe isteriche di questo genere.
- è una cospirazione internazionale, sicuro.
dice una dei gemelli.
nel frattempo, trascorre un’ora a) senza fare colazione, perché i fornelli sono elettrici e l’elettricità è morta, b) aprendo lo sportello del quadro elettrico generale e chiudendolo all’istante, disegnandosi un’espressione interrogativa sul volto, c) lavandosi con l’acqua fredda, d) riaprendo lo sportello del quadro elettrico generale e richiudendolo, disegnandosi un’espressione di collera sul volto, poiché nulla (nel frattempo) è mutato lì dentro, e) truccandosi con una torcia a batterie puntata sullo specchio del bagno e, appena finita l’opera muraria, pigliando uno specchio, uscendo in balcone, specchiandosi (senza notare il vicino che impaurito la guarda con orrore) e facendo una smorfia che equivale a dire “più o meno”, f) aprendo per la terza volta lo sportello del quadro elettrico generale e azionando un pulsante a caso: niente, g) affliggendosi per il frigorifero ed i suoi abitanti, lasciati al caldo e al buio, h) uscendo, sbattendo la porta e dicendo parolacce, inciampando due volte (senza cadere) per le scale.
ma torniamo un attimo al concetto del quadro elettrico: troppe cose lì dentro che vivono di vita propria e non ci si capisce un’acca.
- hai riattaccato il salvavita che è scattato?
- penso di sì, ma non è successo niente.
- che vuol dire penso di sì? o sì, o no.
perché lei ha mosso una leva a caso da “i” a “o”. niente.
e allora da “o” a “i”. sempre niente.
perché chiunque penserebbe a controllare minuziosamente tutti i vari pulsanti, per vedere se si trovino rivolti verso le lettere e i numeri giusti, per cui “i” sta per acceso e “1” pure.
non lei, lei è dei gemelli.
riflette sulla simbologia della “i” e della “o”, che insieme fanno “io” e dice che il quadro elettrico oscilla tra + e – il proprio “io”.
e niente, non c’è via d’uscita e, soprattutto, la luce non torna.

per esempio mettiamo che una dei gemelli stia mangiando:
- mettiti un tovagliolo davanti, se no ti schizzi.
- porti sfiga, tu.
e si schizza.
dice parolacce.
poi resta sporca, per principio.
- metti un tovagliolo di carta sotto la fetta biscottata, ché la marmellata macchia.
- ma c’è la tovaglia, a che serve il tovagliolo di carta?
- così non sporchi la tovaglia.
si affligge, perché la tovaglia manco può fare la tovaglia, sentendosi tovaglia fino in fondo.
le cade, la marmellata (ma anche il sugo, il brodo, il vino o quello che sia).
- e cosa avrei potuto mettere sopra al tovagliolo di carta, per non sporcarlo?
chiede a qualcun altro, mentre quel qualcun altro si è già incazzato.

per esempio una dei gemelli trova la terra nel balcone.
- è sempre lui: merlo!
viene, canta, saltella, gira lo sguardo a destra, di scatto lo volta a sinistra, si sente osservato e sta immobile, si sente tranquillo e va lì: s’immerge dentro il grande vaso con la terra morbida e scura.
la annusa, la smuove, ci balla un po’ dentro, la prende col becco, ancora saltella, ne prende altra col becco e soddisfatto va via.
il giorno dopo torna. e ancora: annusa la terra, la smuove, ci balla un po’ dentro, la prende col becco, ancora saltella, ne prende altra col becco e soddisfatto va via.
il giorno dopo ancora ritorna: annusa la terra, la smuove, ci balla un po’ dentro, la prende col becco, ancora saltella, ne prende altra col becco e soddisfatto va via.
sentite il ritmo del ballo del merlo?
lei sì e pensa:
- è giusto, è nella natura delle cose. come fa a farsi un nido, d’altronde, se non va alla ricerca della terra perduta? poverino.
e intanto pulisce, dice parolacce, sbraita, ma tanto lo sa: è nella natura delle cose.
passa al piano bi: costruisce uno spaventa-merli.
e va pure a dirlo in giro, piena d’orgoglio, dicendo alle amiche che, se vogliono, lei può costruire loro uno spaventa-merli, se soltanto ne avessero bisogno:
- basta che me lo chiedi con un giorno d’anticipo, ecco.

per esempio vedi una dei gemelli che se ne sta a mani giunte, persa nei suoi pensieri, il capo leggermente piegato a destra e lo sguardo fisso sulle sue mani.
pensi che stia pregando, con quelle sue mani piene di dita giunte ed intrecciate ad arte, e la guardi con tenerezza, pensando a quanto sia bello il suo gesto e ti chiedi per chi stia pregando.
in realtà, no: lei sta controllando se il suo cervello funzioni dando precedenza all’emisfero destro o a quello sinistro.
sì, giunte le mani ed incrociate le dita, controlla quale dei due pollici chiuda la stretta, se quello destro o quello sinistro: se a chiudere la fila è il destro, allora l'emisfero cerebrale prevalente è il sinistro.
chiaro, no?

per esempio una dei gemelli va a buttare l’immondizia: è sera, l’aria è fresca, si trascina stanca e già assonnata, nonostante non siano ancora le dieci.
incontra il signor l., ci parla, sorridono e si raccontano della bellezza del mare, dell’incanto delle montagne e della poesia nascosta nei tramonti estivi…
poi ecco che va a buttare l’immondizia.
un gesto veloce e quasi automatico, anzi proprio meccanico, mentre si volta elegante e sognante e già si dirige verso casa.
- oddio… le chiavi!
grida tra sé, mentre un film terrificante le scorre davanti agli occhi, in uno stop motion di immagini in bianco e nero con schizzi di sangue rosso rubino qua e là.
le chiavi le ha buttate lì, con tutta l’immondizia.
il resto è inutile che ve lo dica.
comunque, riesce miracolosamente a tornare a casa sana e salva, lei e le sue stupide chiavi.

per esempio una dei gemelli è una che sicuramente ha letto “uno, nessuno e centomila” e, tanto lo aveva già capito dal titolo, si è sentita discriminata.
lei è dei gemelli e non è che, come pensano quelli che non pensano affatto, lei abbia una doppia personalità.
lei, come minimo, è in due già da sé, che un altro proprio neanche servirebbe.
- quel titolo ghettizza tutti i gemelli!
che uno non sono, nessuno nemmeno, ma centomila sì.
uno dei gemelli ci si rispecchia per un terzo e questa è una vera ingiustizia del mondo.

per esempio una dei gemelli è una che, se pensa alla proprie radici, non le trova per terra ben piantate nel marrone del fango, ma piuttosto nelle nuvole.
e se il cielo è sereno, nelle nuvole che c’erano il giorno prima, o quello prima ancora.
ha le radici ben piantate nell’aria.

insomma, capito, no?
evitate di fare figli dei gemelli, fidatevi.
e se proprio non resistete, sappiate che i gemelli non vanno compresi, studiati, messi alla prova, giudicati, analizzati, misurati, calpestati, contati se sono due o uno solo.
vanno amati, questo sì.
sorridendo.

bi

[immagine tratta da "pop surrealist"]

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