cosa c’è di peggio di un tizio maleducato?
un tizio maleducato ed egocentrico, mi dico.
al bar, sono le sette e trentacinque del mattino.
mi guardo intorno mentre aspetto il mio latte molto schiumoso con caffè e
abbondante cacao, ma in verità faccio finta.
sono più aria che sostanza a quell’ora, vedo e
attraverso, parlo ma non dico,
sento ma non do ascolto.
il tizio è piuttosto alto e beve da solo il suo caffè
ristretto senza la schiaritura del latte.
si gira più volte su se stesso, che se avesse indossato
una gonna le avrebbe fatto fare la ruota, occupa più spazio del dovuto, dando
distrattamente la schiena accentratrice a chi gli è accanto,
racconta a voce alta tra un sorso e un altro di aver trovato la brina sul suo
suv e che, che palle, ha pure tardato quei cinque minuti che ora non gli consentono
di leggere il corriere dello sport.
indossa un giaccone imbottito scuro, occhiali scuri e un
paio di hogan. sì.
sono le sette e trentacinque del mattino e fuori è ancora
quasi buio.
è quello che ha parcheggiato in doppia fila, ci giurerei.
sono le sette e trentacinque del mattino ed è ancora
quasi buio e lui porta occhiali da sole scuri.
mica perché non si può: è che il tutto è decisamente maggiore della somma delle sue
parti, questo sì.
e sul corriere dello sport avrebbe letto le pagine del
calcio, perché gli altri non li ritiene sport. sì.
posa la tazzina vuota, facendo risuonare il piatto e il
cucchiaino che sta lì sdraiato sopra, ringrazia molto maschio la ragazza carina
e gentile che gli ha servito un ottimo caffè scuro e forte, paga con una
banconota da cinquanta euro quel caffè che non ne costa manco uno e ribadisce
che il corriere dello sport lo tornerà a leggere all’aperitivo-time (dice
proprio time).
sempre a voce alta. poi esce senza salutare.
non sbatte la porta solo perché la porta si chiude da sé,
lenta e silenziosa lei, altrimenti sono certa che, sì, l’avrebbe sbattuta.
non ha parcheggiato in doppia fila il suo suv, mi correggo.
ha parcheggiato in doppia fila, nonostante il posto in
prima fosse libero, il suo fottuto suv, quello strafottente.
cosa c’è di peggio di un tizio maleducato?
un tizio maleducato ed egocentrico, che si comporta male
dentro e fuori dal bar.
mi sveglio.
continuo a sognare un mondo abitato da persone gentili e
sorridenti che parlino a voce divinamente bassa, che occupino senza strafare
uno spazio democraticamente condiviso con gli altri, che vestano per piacersi e
non per piacere, che non comprino scarpe di merda, che abbiano una personalità
rumorosa dopo mezzogiorno e fino alle dieci di sera, conservandone una soave e
delicata dalle nove di sera a mezzogiorno del giorno dopo, che si dimentichino
di pagare un caffè ma mai di dire ciao e buongiorno a tutti, proprio tutti, che li conoscano o
meno, che parcheggino dentro le strisce bianche ricordandosi che non esistono
solo loro, che leggano del calcio ma pure del fosforo, che si ricordino che
la loro unicità è indice dell’unicità altrui.
mi sveglio e vedo un mondo che non è così.
mi stranisco di prima mattina, mi trema leggermente la
mano destra e mi faccio sgocciolare un po’ di latte marrone-beige sulla sciarpa grigio
chiaro.
non è aria, mi dico, mentre sbraito e mi asciugo rapida
la sciarpa, che resta macchiata.
colpa mia. la vita ha punito la mia intolleranza verso il
tizio facendomi macchiare la sciarpa. sì.
pago, saluto rattristata ed esco.
la porta si chiude da sé con gentilezza, mentre fuori fa freddo.
mi dispiaccio e subito dopo ripenso al tizio.
e al fatto che la pozzanghera marrone tinta unita di
fronte al bar sia più grande di quanto mi fossi accorta entrando.
e che magari lui ci possa aver affogato le sue hogan di
merda.
e cose cattive così.
torno al mio torpore.
d’altronde sono una che sbraita facile e che fa la tollerante a tempo perso.
mi sono sempre fidata della gentilezza di
prima mattina.
così come della sua assenza.
bi
[creazione di miss van, da "pop surrealists"]
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