mercoledì 7 novembre 2012

e dimmi: com’è fatta mai una donna eccezionale?

per esempio non è uno stereotipo appeso su una stampella di ferro della tintoria.
prende tra l’indice, il medio e il pollice il suo nuovo rossetto rosso e se lo stende perfetto, senza essere perfetta.
non fa cento cose insieme e se le fa non lo sbandiera spavalda e se non le fa nessuno la critica.
non corre più e va a un ritmo tutto suo che non è corsa, né lentezza: va il giusto, il giusto per sé.
non abbina più la cinta alle scarpe, né le scarpe alla borsa, né la borsa alle calze e, se indossa calzini, sono rigati al tatto e verdi all’olfatto.
mangia la carbonara una volta a settimana e sorride, nutella quanto basta e sorride, ma mai la carne di cervo e il cervello.
ama più di una persona insieme senza fare troppe verifiche e senza svilirsi.
riceve ma non trattiene.
donando, riceve.
fa l’albero di natale con le robe riciclate e ridipinte.
va in bici con caschetto e gonnellina e guida la macchina con pinne e maschera.
si specchia facendosi pesantissime paternali a voce alta, per evitare di farne al prossimo e al venturo.
ti siede accanto mentre piangi, ma soprattutto strilla e salta se tu sei felice.
è un po’ eliocentrica e un po’ no e comunque non lo dà affatto a vedere.
dice genio quando si rivolge al maschile e genia quando si rivolge al femminile, senza badare alla grammatica e all’intellettualismo.
non dice che babbo natale non esiste: se lui ritarda, lei si mette un cappuccio rosso e la barba bianca e due gocce di profumo al pino.
guarda il destino negli occhi e gli dice sei mio come nessun altro avrebbe il coraggio di fare.
se si annoia, si annoda ciocche di capelli e pensa a cosa si cucinerà per cena.
apparecchia per uno come se fossero dieci, per dieci come fosse solo uno.
parla di sé con coraggio e degli altri con tenerezza.
legge anche topolino e i peanuts, non solo proust e jung.
si lecca le lacrime con ingordigia, perché il loro sapore è buono, che poi pure la cicoria è amara, ma buona, anzi buonissima.
usa i superlativi come le salviette e le salviette come i superlativi.
quando esce con le amiche non sembra mamma e quando fa la mamma non sembra amica, cioè sa essere tutto e l’opposto di tutto senza mischiare i tempi e perdersi gli attimi per strada.
va di corpo una volta al giorno o un giorno sì e uno no, poi semmai si fa una tisana all’aglio ripassata con olio e peperoncino.
starnutisce con la mano davanti alla bocca, in mancanza di mani libere ci piazza un piede, nudo e con lo smalto.
profuma di buono e il buono è un buono che tutti dicono mmm… buono! nessuno escluso.
si concede un regalo al giorno e i soldi non c’entrano niente.
partecipa come se stesse amando, perché per lei la partecipazione è un sentimento.
non sa tutto ma neanche niente, sa il giusto per imparare un’altra nuova cosa al giorno-barra-due giorni: in caso si dilungasse l’attesa nell’imparare, si farebbe la stessa tisana di quando non va di corpo (vedi sopra).
sbuffa senza sputare e sputa senza sbuffare, insieme e in modo sincrono eppure diacronico.
è un po’ streghetta che vola sulla scopa, un po’ fatina sul tappeto volante. non cade, più o meno.
poco si fida di chi non risponde ad una domanda e lei risponde sempre, anche con una bugia, ma comunque risponde (la risposta per definizione può essere verità o bugia, no?).
insomma, una donna eccezionale è una donna senza altri attributi se non l’aggettivo di se stessa.

bi



"se nascerai uomo non dovrai temere d'essere violentato nel buio di una strada. non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace, non ti sentirai dire che il peccato nacque il giorno in cui cogliesti una mela."

oriana fallaci, da "lettera a un bambino mai nato"



[immagine tratta dalle creazioni di nicoletta ceccoli artist]


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