per esempio non è uno stereotipo appeso su una stampella
di ferro della tintoria.
prende tra l’indice, il medio e il pollice il suo nuovo
rossetto rosso e se lo stende perfetto, senza essere perfetta.
non fa cento cose insieme e se le fa non lo sbandiera
spavalda e se non le fa nessuno la critica.
non corre più e va a un ritmo tutto suo che non è corsa,
né lentezza: va il giusto, il giusto per sé.
non abbina più la cinta alle scarpe, né le scarpe alla
borsa, né la borsa alle calze e, se indossa calzini, sono rigati al tatto e verdi
all’olfatto.
mangia la carbonara una volta a settimana e sorride,
nutella quanto basta e sorride, ma mai la carne di cervo e il cervello.
ama più di una persona insieme senza fare troppe
verifiche e senza svilirsi.
riceve ma non trattiene.
donando, riceve.
fa l’albero di natale con le robe riciclate e ridipinte.
va in bici con caschetto e gonnellina e guida la macchina
con pinne e maschera.
si specchia facendosi pesantissime paternali a voce alta,
per evitare di farne al prossimo e al venturo.
ti siede accanto mentre piangi, ma soprattutto strilla e
salta se tu sei felice.
è un po’ eliocentrica e un po’ no e comunque non lo dà
affatto a vedere.
dice genio quando si rivolge al maschile e genia quando
si rivolge al femminile, senza badare alla grammatica e all’intellettualismo.
non dice che babbo natale non esiste: se lui ritarda, lei
si mette un cappuccio rosso e la barba bianca e due gocce di profumo al pino.
guarda il destino negli occhi e gli dice sei mio come
nessun altro avrebbe il coraggio di fare.
se si annoia, si annoda ciocche di capelli e pensa a cosa
si cucinerà per cena.
apparecchia per uno come se fossero dieci, per dieci come
fosse solo uno.
parla di sé con coraggio e degli altri con tenerezza.
legge anche topolino e i peanuts, non solo proust e jung.
si lecca le lacrime con ingordigia, perché il loro sapore
è buono, che poi pure la cicoria è amara, ma buona, anzi buonissima.
usa i superlativi come le salviette e le salviette come i
superlativi.
quando esce con le amiche non sembra mamma e quando fa la
mamma non sembra amica, cioè sa essere tutto e l’opposto di tutto senza
mischiare i tempi e perdersi gli attimi per strada.
va di corpo una volta al giorno o un giorno sì e uno no,
poi semmai si fa una tisana all’aglio ripassata con olio e peperoncino.
starnutisce con la mano davanti alla bocca, in mancanza
di mani libere ci piazza un piede, nudo e con lo smalto.
profuma di buono e il buono è un buono che tutti dicono
mmm… buono! nessuno escluso.
si concede un regalo al giorno e i soldi non c’entrano
niente.
partecipa come se stesse amando, perché per lei la
partecipazione è un sentimento.
non sa tutto ma neanche niente, sa il giusto per imparare
un’altra nuova cosa al giorno-barra-due giorni: in caso si dilungasse
l’attesa nell’imparare, si farebbe la stessa tisana di quando non va di corpo (vedi
sopra).
sbuffa senza sputare e sputa senza sbuffare, insieme e in
modo sincrono eppure diacronico.
è un po’ streghetta che vola sulla scopa, un po’ fatina
sul tappeto volante. non cade, più o meno.
poco si fida di chi non risponde ad una domanda e lei
risponde sempre, anche con una bugia, ma comunque risponde (la risposta per
definizione può essere verità o bugia, no?).
insomma, una donna eccezionale è una donna senza altri
attributi se non l’aggettivo di se stessa.
bi
"se nascerai uomo non dovrai temere d'essere violentato
nel buio di una strada. non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato
al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. non
subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace, non ti sentirai dire
che il peccato nacque il giorno in cui cogliesti una mela."
oriana fallaci, da "lettera a un bambino mai nato"
[immagine tratta dalle creazioni di nicoletta ceccoli artist]
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