venerdì 30 novembre 2012

credenze in credenza

la terza cosa che desidero fortemente con tutta me è la credenza.
una di quelle di campagna, alta e snella, con un vetro irregolare, grezza e mai perfetta, di un colore accogliente e gentile che un giorno saprò qual è e che ora non m’importa.
io tanto già la vedo.
ci devo mettere tante cose, pure le mie credenze.
i credo la riempiranno e la vivranno tutti i giorni, abitandola senza un ordine inflessibile in mezzo alla pasta, ai biscotti, alla nutella, allo zucchero, ai barattoli, alla teiera rossa a quadri, alla lavanda e nel rispetto del loro ordine naturale e di branco.
il branco dei credo non avrà capi, questo è certo: ognuno sarà il capo di se stesso e tutti insieme si sentiranno capi di tutti e di nessuno.
i credo più indifesi saranno difesi e quelli più sfacciati saranno messi nello stesso cassetto dei credo umili e più generosi e quelli timorosi saranno protetti dai più coraggiosi.
nella mia credenza vorrei che le debolezze di uno fossero tutelate dalle forze di un altro e non fossero prese di mira neanche dall’altezzoso servizio di tazzine di mia nonna, che si sente il più saggio perché più anziano.
io credo in me starà dentro lo sportello in basso a sinistra, perché rappresenta la prima certezza di ciascuno e dà solidità al sé. però, per non trasformarsi in un ego egoista e restare un me spiritualmente elevato, dovrà tutti i giorni alzare il capo e osservare tutti gli altri che vivono nei piani sopra e chiedere loro come stanno, se hanno bisogno di qualcosa, se vogliono il tè verde o quello orientale e cose carine così.
io credo nel potere della mente mia starà dentro lo sportello in basso a destra e sa che tutti i giorni dovrà impegnarsi a scegliere le parole migliori per vivere la vita migliore ed instaurare i rapporti migliori e mangiare i cibi migliori e tutte le cose migliori di tutte. per questo avrà vicino la cioccolata fondente.
io credo nella carbonara e nelle cose che fanno venire i brufoli e aumentano il colesterolo vivrà nel ripiano immediatamente superiore ai credo di prima: li nutrirà, all'occorrenza, di cose che non fa niente se fanno male a qualcosa, perché fanno benissimo a tante altre, tipo l’umore e il cuore, quello fatto con la punta rivolta verso il basso e due collinette in fiore sopra.
io credo nell’amore smetterà di mettersi in vetrina, per non rischiare di specchiarsi nel riflesso di se stesso: starà al buio dentro le ante cieche, perché li dovrà accendersi e fluidificarsi in luce. si concederà a tutti, senza aspettarsi biscotti gentilini in cambio, e sarà felice soltanto per quello.
io credo nella giustizia si esporrà in vetrina: la giustizia vale per tutti, pure per quelli che vivono fuori dalla credenza e vorrebbero andarci ad abitare o la ammirano e basta. la giustizia è giustizia e punto.
io credo nella leggerezza starà in alto, sopra a tutto, perché insegnerà a tutti a volare su e più su. avrà dei palloncini magici che aiuteranno i più pesanti a salire, che non sarà un salire per forza, perché con la leggerezza si impara anche a scendere e ad andare in profondità.
poi altri credo staranno un po’ giù, un po’ su, un po’ al centro, un po’ in vetrina, un po’ negli sportelli ciechi, un po’ nei cassetti.
tipo: io credo nei pattini a rotelle non in linea, io credo nel pane lievitato naturalmente, io credo nello shampoo senza parabeni e cose schifose così, io credo nei libri di non oltre duecentocinquanta pagine, io credo nei tram, io credo nei non-giudizi, io credo negli scarponi da trekking, io credo negli unicorni, io credo nella lana cento percento senza poliestere e acrilici insalubri, io credo nella cioccolata calda senza panna, io credo nelle canzoni degli smiths e in quelle di loredana berté, io credo nei paesi più piccoli, io credo nell’arcobaleno che ha più di sette colori, eccetera.  
le credenze in credenza saranno felici e io pure, tantissimo.
presto avrò la mia splendida credenza, che adesso sembra invisibile, ma in realtà no.

bi
  
 



“non faccio alcuna differenza tra un libro e una persona, un tramonto, un quadro. tutto ciò che amo, lo amo di un unico amore.”

marina cvetaeva, da “il paese dell’anima”
 
 
[immagine della mia teiera vera in carne e coccio, che si è prestata volentieri al blog di oggi, cioè l'ultimo di novembre. e vi saluta e vi ringrazia insieme a me.]

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