martedì 13 novembre 2012

vi presento novembre

 
 


io e novembre non ci siamo mai scambiati reciproca empatia. a lui piacciono le donnine tutte d’un pezzo, ammantate da gonne sinuose al ginocchio e tacchi dai cinque centimetri in su, che parlano perbene e senza parolacce, che trasudano femminilità, che stanno zitte e se non lo fanno è per dire cose maschili e per rispondergli che sì, è come dice lui: lui ha ragione, sempre. non si tagliano troppo i capelli e la riga se la spostano ogni due minuti, ad un ritmo lento e regolare come il moto di un pendolo che ipnotizza.
novembre è uno che si metterebbe un impermeabile da sherlock holmes, se solo potesse vestirsi, che parlerebbe con una voce decisa e calma, se solo potesse parlare, che tuonerebbe come un fulmine pieno di elettricità, se solo potesse arrabbiarsi, che sarebbe un’ombra, se solo si facesse spazio.
novembre è maschio.

è uno introspettivo, di colore scuro, dai passi muti, silenzioso, introverso, cupo, distante ma profondo. quel poco che dice è diretto a proclamare le verità più nascoste di ciascuno.
novembre è lento, ché se fosse un pianeta sarebbe plutone, lontano, freddo, solido, anzi durissimo. accende nelle sue tenebre delle minuscole luci gialle, mai dei lampadari, leggermente intermittenti, che messe tutte insieme disegnano delle righe perfette, delle colonne perfette, dei rettangoli perfetti. disegnano una geometria euclidea di lucine gialle, che durano qualche giorno, il tempo di ricordare i morti. è dei morti e dei vivi che non li lasciano andare.
novembre muta ogni essere vivente. i cervi maschi e adulti perdono le corna, abbandonando contro una quercia la forza e la lotta. basta lottare: arrendetevi e tacete. ordina loro e loro obbediscono, mietendo silenzio sui monti.
la pioggia scende copiosa, incessante, buia e anche non, che tutto lava e tutto purifica, che ti fradicia dentro e ammolla le durezze.
l’albero di noci non germoglia più, è stanco e si sente indebolito: ingiallisce tutte le sue foglie, una ad una, le dipinge con amore e precisione e le consegna al vento, piangendo in solitudine quell’amorevole abbandono, lasciando che il vento le stacchi e se le porti via, lontano verso l’inverno.
è il tempo del buio alle cinque, del tramonto alle quattro, del sole che a mezzogiorno è basso e descrive un arco sempre più corto e sempre più sfumato.
vi presento novembre, uno che non si fa amare da tutti. uno che ci vogliono anni fatti di pezzetti di trasformazioni costanti ed infinitesimali per riuscire a guardarlo per quello che è e cominciare a credere che il buio bisogna fissarlo, dritto, dritto negli occhi, con umiltà e coraggio, per poi sbocciare improvvisamente. uno che lo fuggi per anni e per anni pensi che sia quello sbagliato, da evitare, da emarginare, da coprire, da seppellire, da cancellare dalla memoria dei tempi. e poi ti salta in gola e diventa parola. uno che non fa sconti, che non t’insegue, che invece ti semina.
e lo ritrovi.
novembre è il tuo dentro, il mio dentro, il dentro di ognuno.
novembre è il ripieno.
fondente, amaro, nero, lucido, denso, melmoso.
novembre è la cioccolata fondente dell’anima. 


bi


[ph. jean françois lepage, the other side of the dream]

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