giovedì 19 aprile 2012

il violino

di spalle, la pelle della schiena nuda rivolta verso nord, nessuna sensazione di freddo o disagio, intorno un'atmosfera delicata e ovattata e sfumata.
nell'aria un sapore di tramonto, suoni deboli di un vociare lontano ma presente, persone in giro un po' sbiadite e poco definite e chiare.
volto il viso verso la spalla sinistra e fisso lievemente il pavimento polveroso, con delicatezza, senza far rumore, senza disturbare lui, le labbra appena un po' dischiuse, le sopracciglia ad esprimere un'attesa.
sento le sue dita delicate lungo la schiena, come a prendermi le misure e ad organizzare lo spazio di una tela diafana e liscia.
non lo vedo, è dietro di me, ma so chi è, che c'è e che sta scrutando la mia pelle chiara con quegli occhi neri e grandi e mi fa sentire ancora più bianca e accende ancor di più i suoi occhi scuri e potenti.
lo conosco, sono rilassata, mi sento al posto giusto e nell'attimo esatto, quel tocco nelle spalle e poi giù per la colonna e per i fianchi non mi mette a disagio, ma mi fa percorrere da un vento leggero e silenzioso.
ci parliamo sottilmente, quasi a monosillabi, come se le parole fossero inadatte a quel momento così solenne, come lo sentivo io.
nessun desiderio, se non quello di essere dipinta.
non sento alcuna pressione sulla schiena, mentre lui comincia a disegnare.
ancora un alito di vento mi avvolge dolcemente e mi bacia la schiena. ed ecco che comincia a tratteggiare due fessure nere e simmetriche, lì, appena sopra i miei fianchi un po' tondi e morbidi.
mi sta affrescando la pelle, dipingendole sopra un violino.
mi muovo con delicatezza, non voglio che sbagli, ma lui tanto non lascia neanche una macchia né un alone fuori fuoco.
mi muovo in modo quasi impercettibile e raccolgo i miei talloni sotto le natiche, stringo i piedi che si toccano nelle punte e piano lascio il pavimento e mi siedo sulle mie gambe.
il tempo di girarmi verso di lui e non vederlo più.
resto sola. io e la mia schiena che riluce di una bellezza ancestrale, talmente bella da togliermi l'aria nei polmoni.
mi risveglio.  
nessuna sensazione di freddo o disagio.
ancora intatta un'atmosfera delicata e ovattata e sfumata.
ho ancora sonno ma il mio pensiero è vivido e acceso su questo sogno surreale appena fatto, ma così tanto realmente vissuto.
tutto mi sembra comprensibile, non ho alcun desiderio di ricercarne un altro senso e un altro significato, se non quello di sentirmi una meravigliosa e atemporale opera d'arte. creata da man ray.
  
bi

  

[opera di man ray]


"quando uno spirito è portato a sognare, non bisogna tenerlo lontano dal sogno, razionarglielo.
fintanto che distoglierete il vostro spirito dai sogni, non li conoscerà,
sarete lo zimbello di mille apparenze perché non ne avrete capito la natura.
se un po' di sogno è pericoloso, ciò che ne guarisce non è sognare meno ma sognare di più, sognare tutto il sogno."


marcel proust, tratto da "all’ombra delle fanciulle in fiore"

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