nascosta sotto il tavolo della cucina, allungavo il braccio destro e le rubavo i cappelletti appena fatti.
lei era romagnola, quindi erano dei Signori Cappelletti, pure con la lettera maiuscola (che scritta da me vale doppia).
tutti bellitondi, quasi perfetti, ognuno diverso dall'altro e comunque tutti fratellini e con un ripieno che più ripieno non c'era proprio.
i Signori Cappelletti erano secondo me il supermegatop della pasta fatta in casa da mangiare cruda.
e poi mia madre non li sapeva fare, a lei potevo rubare soltanto le fettuccine e gli gnocchi di patate, che però mi si attaccavano ai denti e mi faceva un po' schifo tutto quell'appiccicume.
i Signori Cappelletti erano i miei preferiti e li faceva lei: Margherita (anche lei con la lettera maiuscola, se no non è carino).
andavo da Margherita tutti i giorni dopo la scuola: i miei lavoravano e tornavano alle cinque e io non potevo stare a casa da sola a sei anni, né mi andava, né avevo una sorella o un fratello più grande con cui stare, quindi mi portavano al piano terra di via dante alighieri venticinque e mi lasciavano nella casetta di Margherita.
da lei c'era sempre un odore forte di pranzo, di pasta, di torte, di carne, di verdure e la cucina era grande e spaziosa, con il lavandino bianco e due tendine sotto per nascondere le cose segrete di Margherita.
comunque era una casetta uguale, ugualissima alla nostra: stesse stanze, stessa luce, quasi la stessa disposizione dei mobili, che io non mi perdevo mai e sapevo benissimo dove cercare le cose.
solo che non c'era il balcone e vedevo il prato di fronte e l'asilo più bassi.
ogni volta che Margherita mi apriva la porta, la trovavo ad asciugarsi le mani sulla sua parannanza perenne, come se ce le avesse sempre a mollo - povere mani - e sembravano così morbide e stanche ed erano fatte di dita un po' ricurve (forse perché mi faceva troppi Signori Cappelletti, cara Margherita...).
era sottile sottile, una personcina fragile e un po' piegata sulla sua schiena leggermente curva, sembrava come spezzarsi ad ogni movimento, aveva la pelle rosa scuro e piena di pieghe, due grandi occhi celesti chiari chiari bellissimi, i capelli un po' biondi e un po' no corti e mossi.
era forte, Margherita, nonostante apparisse così delicata e lenta nei movimenti, non aveva mai la febbre, sorrideva sempre e neanche mi sgridava mai (eppure di birbate ne facevo anche lì).
ogni volta che rubavo i Signori Cappelletti da sotto il tavolo, lei sembrava far finta di niente e anzi metteva più Signori Cappelletti verso il bordo più esterno del tavolo ed io riuscivo a rubarli meglio.
facevo i compiti seduta sul tavolo della cucina e lei mi girava sempre attorno, perché quello era il suo regno e lì aveva sempre un sacco di cose da fare. e allora ce ne stavamo insieme, ognuna con le robette proprie, e ci facevamo un sacco di compagnia, parlando e anche stando in silenzio.
mi piaceva tanto Margherita.
quando faceva i dolci, almeno una volta a settimana, mi regalava sempre la scatola e le bustine del lievito, perché c'era Maria Rosa e impazzivo per Mariarosaognicosasaifartù!
passo ancora davanti a quella porta, ma Margherita non c'è più.
cioè, agli altri sembra che non ci sia, mentre io la vedo con la sua perenne parannanza e le sue mani umide e i suoi occhi celestissimi e i suoi segreti nella cucina e l'odore del pranzo.
ma le rughe quelle per fortuna no, non ce l'ha più.
bi
[Mariarosaognicosasaifartù]
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