martedì 12 giugno 2012

dante e virgilio al supermercato

ciao sciainieppipipol.
fare la fila alla cassa di un grande pubblicizzatissimo e famosissimo supermercato ha il suo perché.
tipo ieri, un lunedì come tanti altri, dopo nove belle orette di lavoro, un po’ di sano traffico sotto un sole velato e manco tutto questo ché, leggera afa da smog e non proprio da giugno.
tanta gente, troppa gente e pochi cestini con le rotelle disponibili.
riempiamo il carrello con un sacco di roba superbuonissima, perché domani è tredici e io ho fatto un menu di tutto rispetto e cucinerò e farò una tavola tutta dedicata a me.
insomma, lo riempiamo, plurale perché mi aiuta la mia cara robi-dalle-mille-insalatone-o-forse-più: lei è tutta concentrata in quel del supermercato, perché è evidente che sia un’assidua ospite.
ci si gira con disinvoltura, a testa alta e con fierezza, non resta mai perplessa e ogni tanto farnetica una delle sue, anzi nostre, stranezze.
di contro io proprio no, non sono un’assidua, piuttosto me ne vado all’alimentari un po’ sfigato sotto casa, perché sono tremendamente pigra e pure abitudinaria e tutta quella gente mi fa claustrofobia, quella delle sei e mezzo del pomeriggio al supermercato plurimarca e megagalattico.
ma io lo so, lo ammetto, evito e mi faccio i fatti miei.
sì, sembriamo proprio dante e virgilio, che se la fanno con gli abitanti dell’inferno, impegnati nel loro ingegnosissimo contrappasso.
e allora il cesto con le rotelle è stracolmo di tutto e ci avviciniamo alla cassa.
ma solo dopo che ogni tanto la mia virgilia mi avesse detto tre o quattro volte:
- oh! ci sei? che guardi? a che pensi? vuoi prendere altro?
ed io non lo sapevo, non è che stessi pensando a qualcosa in particolare, mi sentivo soltanto un po’ risucchiata da quegli scaffali, dalla musica alta e dai carrelli che non rispettavano la precedenza di destra.
per non parlare della fila indiana e dritta alla cassa: un mondo incredibile!
c’era un ragazzo molto alto e molto magro, con in mano un pezzo di parmigiano, una cotoletta, una busta di lattughino e il latte fresco. senza busta di carta portata da casa.
aveva un pantalone blu scuro e una camicia classicissima azzurra: secondo me fa tipo l’informatico.
poi c’era una ragazza molto mora con i capelli lisci dietro di noi, aveva con sé sua figlia, che guardava distrattamente e con una sottile aria di indifferenza, tre o quattro cose con sé, ma non ricordo quali.
mi ha passato la busta alla cassa, ammiccando un sorriso teso.
al mio
- uh, grazie!
pieno di sorriso e gratitudine non ha neanche risposto e si è voltata a destra.
forse non aveva tempo: dicono tutti di non avere tempo ultimamente, magari anche lei.
io invece no, il tempo lo trovo. eccome.
quando e se desidero trovarlo, ovviamente.
magari mi fisso davanti ad uno scaffale e sembro una disadattata, una che sembra guardare ipnotizzata un buco nero e invece è solo lo scaffale delle merendine, ma non lo sono in realtà e penso che i disadattati siano gli altri: quelli che non hanno tempo.
mentre aspettiamo, un po’ spostata a destra ce n’era un’altra: fisico tirato, camicetta nera dentro ai pantaloni sempre neri, stivali alti ad avvolgere gambe toniche, capelli nero corvino e carnagione molto scura.
in fila alla cassa, grande borsa griffata sulla spalla sinistra e ipad acceso nella mano destra.
lo scorreva e lo scorreva e lo scorreva e lo scorreva…
dev’essere un’esperienza entusiasmante connettersi con l’ipad mentre sei alla cassa del supermercato, o no?
cioè, mica è detto che devi farlo soltanto mentre sei a lavoro, o a casa comodamente sdraiata sul divano verso le undici di sera, o in biblioteca, o nella sala lettura dell’università dove tutti sono in religioso silenzio, o mentre sei in viaggio sul frecciarossa.
no, alla cassa del supermercato alle sette di sera di lunedì è più fico, non c’è che dire.
comunque c’erano anche un marito e una moglie molto carini: si vedeva dalla tenerezza negli occhi di lui e dalla cura con cui le spingeva il carrello pesante che fossero sposati da molto tempo e si amassero da tanti anni.
lei era un po’ tonda e sicura di sé, certissima di cosa ci fosse da prendere nei ripiani e di cosa fosse proprio inutile, mentre si aggirava incurante e distratta nel reparto della frutta, perché quella si compra fresca il sabato mattina alle otto al mercato.
lui aveva il viso di uno che fosse certo che sua moglie non gli avrebbe mai comprato la pasta barilla che a lui non piace proprio, ma l’altra che non si spezza e resta bell’al dente e condita con il sugo di sempre.
va bene, oggi il mio frigo scoppia di salute: non è mai stato così paffuto e pieno e affollato di cose che si parlano e chiacchierano del tempo un po’ così così e di domani sera.
e io pure aspetto con ansia e un sorriso da ebete domani sera.

bi




"hope is love
love is power
dreams are revolutions
soul is freedom"


illustration by matheus lopes

4 commenti:

  1. Contesto il supermercato, contesto chi non si porta le buste da casa, ma il blog è il blog. E BB è BB :)

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    1. pur'io contesto il supermercato! :)
      evvai amico mio del cuore FF!

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  2. ...il ragazzo alto non lo ricordo, quella con l'ipad si perchè il mio commento è stato più da mercato che da supermercato...e poi l'insalata me l'hai messa in alto??

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    1. l'insalata è tutta sdraiata stesa bell'e pronta che non si schiaccia, tranquilla! ;) daje!

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