menu:
tanti colori tutt’intorno, parei orientali, due indonesiani, una tovaglia rosso forte e caldo, amiche in ordine sparso piene di sorrisi e calore e affetto.
un bell’aperitivo colorato e molto arancione in una brocca di tutto rispetto, con bamboline sorridenti ed impertinenti conficcate in minuscole forme di caprino alle erbe provenzali, pizzette de noantri, quadratini geometrici di frittata con le zucchine dell’orto, crudi di pesce affumicati soffocati dalla rucola (altroché letto, coperta proprio), tartine arcobaleno bell'e buone, bicchieri lilla, piattini rosa posate blu elettrico.
liberamente sdraiate in ordine sparso, ma gentilmente circolare e senza troppa regolarità e simmetria, odore di casa di sempre, chiacchiere incrociate e risate, tante risate.
pasta fredda pesto e pomodorini, laddove il pesto è quello buono fatto dalla nonna, non la mia che non c’è più, ma sempre una nonna ed ecco che il pesto ne giova e noi pure e le orecchiette ci sguazzano dentro felici e si sentono più orecchiette di sempre.
tre insalate molto capricciose e un po’ così: noci dorate che abbracciano spinaci e scaglie di parmigiano reggiano a schiarire quel verde bosco, pinoli che solleticano la valeriana inasprita e risvegliata dal pompelmo rosa, olive nere infornate (e non quelle di gaeta, come dice la mia superamica r. che percarità!) che si danno la mano con l’arancia un po’ passata e tanto finocchio, ma non uno qualunque che la mia amata m. taglierebbe così come viene, cioè a semplice finocchio proletario, ma ben sfilettato a julienne, altroché!
tre insalate da mangiare nelle scodelle quadrate gialle e verde acido fluo e rigorosamente in plastica, perché di lavare poi tutti quei piatti proprio non si può.
- i piatti piani viola e fucsia non sono per l’insalata, ma per i formaggi e la carne!
sia mai che non si capisca che sono stata quarantacinque minuti a scegliere le scodelle di due colori diversi perché sì, l’insalata nella scodella è più buona e basta.
la carne poi è un altro regalo di r., l’ha fatta lei: un buonissimo vitel tonnè, sì quel vitello tonnato che non è pollato, ecco.
buono, strabuono, da bis e anche di più, che a. se n’è portata una manciata a casa per gustarselo oggi a pranzo.
alberelli di pizza, pizza a quadratini imbustata e un po’ unta di quel sapore di scuola, due formaggi cotti: una scamorza improvvisata e anarchica con prosciutto delle montagne mie e un brie copiato ad a. con pomodorini e paprika dolce.
se non fosse che poi mentre stavo lì a prepararlo, presa dalla mia stoica fretta e dalle mani piene di dita, afferro l’altro, non lei paprika dolce, ma l’altro rosso tra le spezie: sì, lui lui, peperoncino!
- oddio dannazione cavolo stracavolo ho sbagliato!!!
e manco poco: giù lì ad inondare quel povero brie, implorante che la smettessi quanto prima, di dispettosissimo e rossissimo peperoncino.
e tutto ciò dieci soli minuti prima che arrivassero le altre…
- e adesso?
il terrore, avevo il terrore stampato in viso.
- e adesso si lava.
e r. mi toglie dalle mani piene di dita le ciotole antiche, leva tutto, lava tutto, che solo lei sa come si fa che io ero impietrita e inebetita come solo io so fare, e già.
tutto lavato.
prendo la paprika, ma stavolta non mi sbaglio: è lei lei, proprio paprika!
è tutto buonissimo e coloratissimo e mangiamo senza seguire un ordine logico, perché come si sa io proprio sono illogica di mio e la cena mia è così anche lei.
risate a più non posso, parole riproducibili e riferibili, altre proprio no! che sono segreti che manco morta ammazzata riferirai a chi lì in quel momento non c’era.
i segreti sono segreti e punto.
la luce delle lampade, quella messicana di papà e l’altra marinara di mamma, la luce delle stelle della luna in ariete e del sole in gemelli, i miei proprio miei, ma soprattutto la luce loro, delle mie amicissime del cuor, che è diventata la mia, e la mia che è passata a loro.
a loro, tutte, e a sister mia adorata va il mio g.r.a.z.i.e. urlato al vento e ai monti e ai sette mari, per una festa memorabile, fantastica, super festeggiata da baci tanti e abbracci pure, e poche ore di sonno che chi se ne frega: il compleanno viene una volta sola e i trentotto ancor di più.
vi adoro,
bi
Nessun commento:
Posta un commento