martedì 19 giugno 2012

trentotto anni e cinque giorni





a trentotto anni e cinque giorni so che:

due lune nuove in gemelli mettono in subbuglio anche i morti viventi: una c'è stata il ventuno maggio, e pare che siamo tutti sopravvissuti più o meno alla grande, l’altra è proprio oggi e io già da ieri ho sclerato in giro, fatto le pulizie a fondo nella cucina e nel bagno, la lavatrice dei colorati, ho messo la copertina di ikea bianca superleggera, ho sudato e detto un sacco di parolacce, ho avuto a che dire per un po' di cose, mi sono alzata con il piede sinistro. però ecco: la luna nuova resta sempre la luna nuova! quindi godiamocela.

le mie motivazioni le valuto prima di quelle altrui. cioè: tu puoi spiegarmi tutto quello che vuoi e va bene e ti ascolto e ti sorrido anche e occhei, ma in primis tengo in considerazione me e le mie aspettative, poi vieni tu e non te ne preoccupare che non sono diventata un mostro, ma manco uno zerbino con la scritta benvenuti, con tutti che ti calpestano e tra l'altro sporcano. beninteso.

cenerentola è stata una povera martire, una sfigata, una che ha pulito e ripulito e ha avuto due stronze, anzi tre, che le inzaccheravano di schifo le giornate. be’, io al suo posto me ne sarei strafregata del principe celeste sbiadito e della zucca e della scarpetta di vetro (che tra l’altro si rompe) e me ne sarei andata da quel dì e ciao!

il polline macchia irreversibilmente il cotone candido, penetra negli strati di tutte le maglie che puoi avere addosso e giunge fino alla pelle diafana (la mia, appunto). e manco lì si leva: tinge più delle tinte che tingono forte. morale? ho lavato, rilavato, strofinato, pregato e invocato la vecchie madri che usavano la cenere, ma  (pare) niente: signor polline giallo sciocching sta lì e gode di ottima salute.

se sei ironico sei anche intelligente e brillante e se sei autoironico hai accesso alla parte migliore di te e hai vinto (che poi, si vince qualche cosa?).

deve passarmi la voglia di lavare i piatti di plastica solo perché mi piacciono tantissimo: che li ho comprati a fare? sì occhei, sono coloratissimi, quadrati, bellini bellini, quelli della festa che mi rode buttare dopo averli sfruttati... ma sono di plastica: non si lavano! e basta. (io un paio li ho lavati... sssh, però).

i vicini nell’epoca post-moderna dovrebbero chiamarsi lontani, perché il vicinato si stringe con affetto e solidarietà soltanto in piccole realtà, ma non nelle grandi città intelligenti e civilizzate come le nostre. che chiamo a fare vicino uno che mi fa un favore a rispondermi al ciao! e ha sempre lo sguardo storto e il muso fino a terra e allarga le tende proprio quando io devo annaffiare i fiori la sera, così se cade l’acqua può sbraitare contro di me a voce alta nel suo fottuto balcone, come i peggio maleducati? io lo chiamo lontano, non vicino.

gli animali ripongono in noi una fiducia pazzesca, di quelle che da un bipede sapiens, femminile o maschile che sia, te la puoi quasi solo sognare. e lo fanno gratis, termine ormai più raro della benzina a pochi euro.

poi ci sono i cani, che scodinzolano e fanno le feste e accarezzano l’ego mastodontico che uno ha: quello per cui il mondo gira intorno a sé e quindi il cane ti appaga, appunto. poi invece conosci il mondo gatto, quello per cui nulla nella vita ti è dovuto e ti accorgi che non hai più bisogno che uno ti scodinzoli per amarlo: lo ami perché sì e basta. si chiama amore incondizionato, qualcosa di molto sconosciuto, per cui sarebbe terapeutico per tutta l’umanità avere un gatto (che pure qua attenzione! avere non è un possedere).

la seconda sveglia alle sei e quarantotto ha il suo perché: se lo scoprite per conto mio, provate a spiegarmelo, poiché io al momento mi sento solo una pazza disadattata.

voglio rileggere fontamara di ignazio silone, perché quando l’ho letto mi annoiava e adesso mi risucchia, perché parla degli abruzzesi miei, perché dice una grossa, grossissima cosa importante scritta a chiare lettere: "un cittadino ed un cafone difficilmente possono capirsi". ed è così ed io mi sento cafonissima ed è meraviglioso e non mi importa un fico secco di sforzarmi di capire questi benedetti cittadini... e sto.

mi sento molto più a mio agio ora che sono una trentottenne di quando ero ventenne ed è una sensazione bellissima. e a quarantotto sarà ancora meglio, perché la vita è un crescendo.

quando il paziente guarisce non diventa impaziente, ma magari impazzisce, perché è guarito. e comunque i riflessi sono tanto importanti, quanto lo sono le immagini dai quali nascono e il dispositivo che li crea. fidatevi.

l'unica cosa veramente vera che esiste nella realtà vera e tangibile è una e solo una per davvero, perché ce l’ha proprio nel diennea: è l'aloe vera.

e una bella canzone con un video fantastico, a questo punto, ci stanno tutti.

bi

2 commenti:

  1. bella cafona! :) ... io invece, ho un terribile senso di spaesamento quando devo avere a che fare con i captcha. perchè devo ubbidire ad un captcha?

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    1. ma ora perché mai mi costringi a fare copiaincolla su gugol per scoprire che cavolo significa captcha? :D ahahahah love

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