di quelle a tinte decise e sgargianti, più lunghe ai lati, più corte dietro, double-face, fronte-retro e a risparmio energetico e fonti rinnovabili, che costi poco e abbia i ricci e i lisci al momento giusto.
di quelle che dormi quando hai sonno, mangi quando hai fame, il dovere si è sposato per sempre con il volere e il volare e vivranno felici e contenti e con figlie femmine multiculturali e cittadine del mondo.
di quelle che fai la valigia in tre momenti diversi, così non dimentichi le mutande e il caricabatteria, butti tutto sul letto, dividendo per argomenti gli oggetti che, in totale autonomia, si intrufolano in valigia beati e tranquilli e ti dicono:
- ehi! manchi solo tu!
di quelle che dici silvio e pensi solo a pellico e alla sua silvia, dea e donna amata e venerata e beatificata, che è esistita eccome, perché a lei solo rivolte parole intime, sussurrate ad occhi chiusi e rosa a cuore.
di quelle che dormi bene, sogni meglio e ti svegli e dici:
- voglio continuare.
e ti riaddormenti, sognando dal punto esatto in cui hai lasciato due minuti prima.
di quelle che alla parola amore non corrisponde un genere femminile, né un maschile, né una categoria di emarginati sociali, ma un’intensissima energia cosmica che è pure individuale, chiara per tutti, che unisce con fili dorati invisibili e non separa mai.
di quelle che sorridi e gioisci e se piangi è solo perché la felicità sgorga non solo dalle labbra ma pure dagli occhi e le punteggiature sono riservate ai libri di storia e i punti sulle i anche.
di quelle che non ti serve un impianto religioso in dolby surround e digitale, che funga da controllo sociale (e nulla più), monoteista e monolitico, che ha un presidente maschio represso sessualmente, che veste da donna e legge libri scritti da altri uomini definendoli sacri, poiché ciò che conta è soltanto la sfera spirituale e la sacralità della vita e di chi la vive nei gesti quotidiani, che sacri sono, eccome, e ognuno è dio di se stesso e dell’altro e dell’universo infinito, che si chiama multiverso.
di quelle che la società non include valori opposti a quelli della comunità, del vicinato e della famiglia, valori che insegni ad un figlio, del predichi bene e fai pure meglio, che valgono perché tutelano sul serio il bene comune, prezioso ed antico, che sa di buono e bello.
di quelle che i capelli ti crescono se li vuoi lunghi, restano corti se lunghi non li vuoi, si agitano come spighe di grano al vento a giugno e risplendono di tradizioni secolari e locali a gennaio.
di quelle che non devi travestirti da nessuno per essere qualcuno, ma solo da te stesso in persona, con i vestiti che ti pare, la faccia che ti pare ed uno sguardo limpido e sentimenti di bellezza.
di quelle che la stupidità si è estinta, il perbenismo pure, la mancanza di personalità anche, la cattiveria è impegnata nelle sue pene del contrappasso, dante alighieri è ancora vivo, caronte non è raffigurato con la faccia da mostro ma da adone, l’inferno è solo caldo e non è buio, nessuno russa e sputa per terra mentre cammina o accosta per strada per pisciare davanti a tutti.
di quelle che dici una parolaccia e scoppia una risata fragorosa e non ti devi andare a confessare di fronte ad un tizio che due ore prima si è scopato la perpetua (maggiorenne?) anche se tutti proprio tutti pensano che sia casto e invece fa solo parte di una casta (e le parolacce sono scritte in corsivetto sui vocabolari).
di quelle che la parola violenza significa cosa di colore violaceo tendente all’indaco.
di quelle che l’arte è arte a prescindere da chi la chiami così e specifica solo che quel ché è stato creato da qualcun altro.
di quelle che voglio cenare con artemide, la chiamo e viene e cena con me e mi racconta storie di vita magnifica, da farmi sentire le farfalle dalla testa ai piedi.
di quelle che fotografi senza iscriverti ufficialmente nella setta dei fotografi, scrivi senza iscriverti ufficialmente nella setta degli scrittori, ami senza iscriverti ufficialmente nella setta degli amanti, sei bravo senza iscriverti ufficialmente nella setta dei bravi.
di quelle che rileggi tutto questo sproloquio e non ti viene da piangere, né da vomitare, né ti ribollono le budella dall'impotenza, perché in realtà siamo ancora lontani anni luce dal vivere (e forse anche dal solo desiderare) una meravigliosa vita spettinata.
bi
ps: eppure, siamo esattamente ciò che pensiamo di essere e la nostra vita è proprio il prodotto delle nostre idee e delle parole che mastichiamo.
"sei andato a scuola
e ti hanno detto
'siedi al tuo posto',
e già lì hai smesso di credere
che il tuo posto sia dappertutto."
e ti hanno detto
'siedi al tuo posto',
e già lì hai smesso di credere
che il tuo posto sia dappertutto."
silvano agosti
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