martedì 31 luglio 2012

“le cose non avvengono mai due volte allo stesso modo”

il momento in cui finiscono le puntine nella spillatrice provoca sempre un tuffo al cuore e, cosa non meno importante, le puntine finiscono sempre nel momento in cui non dovrebbero terminare.
come il toner della stampante, il latte nel frigo, il ciclo, la carta igienica e luglio.
perché ho tante, tantissime cose in testa, ma proprio non so da dove cominciare.
ho tutto un caos di roba che si rincorre e che, per addomesticarlo, ieri mi sono allenata duramente: ho abbracciato scopa e paletta.
ma non una scopa qualunque, ma la scopa che ha un nome di donna e ci puoi montare a cavallo e vola che è una meraviglia.
e non una paletta qualunque, ma la paletta alta e snella che ha un manico color pastello e tacchi dodici, manco dovesse andare ad un matrimonio pomeridiano molto in.
- pulendo, mi si chiariranno le idee.
mi sono detta e, non soddisfatta, ho anche passato un magicissimo panno elettrostatico verde pisello e leggero come un piumino ed ecco che, esattamente come per magia, ciò che in apparenza non era visibile il panno se l’è bell’e portato appresso e appiccicato su se stesso, come una sanguisuga col sangue, appunto.
perché le cose finiscono e uno in realtà non è mai del tutto pronto.
e quindi, sempre in mancanza di idee ordinate, ho pure stretto in una morsa letale la pezza per spolverare a quadrucci in perfetto stile country e giù a sgomberare mobili, cassettiere, libreria, comò, comodini, tavoli, tavolinetti e pensili di misure varie da una sottilissima polvere grigietta, sedimentata e radicata come una quercia pluricentenaria.
perché in realtà, poi, anche gli inizi hanno le loro difficoltà, poiché uno non si sente mai perfettamente a proprio agio ed infatti, proprio per iniziare, è stata tutta una storia infinita e fantasiosa di scuse a mo’ di citazioni filosofiche, durata ben una settimana:
- certo, domani lo farò, ora no, non ho tempo, fa caldo, poi sudo a gocce, la polvere mi fa venire il prurito, sono stanca, scusa e i panni?, chi li stira i panni?, ormai è buio, dopo le sette la lavatrice consuma meno, faccio rumore e i vicini si scocciano, ho fame e prima mangio, oggi esco, devo fare la lista della spesa, in fondo domani fa lo stesso, che poi quale domani boh mica lo so poi vediamo, pulirò.
ho ripercorso un sacco di storie, pulendo, spostando cose, accarezzandone altre, lucidandone alcune e questo conta più delle puntine nella spillatrice, sicuro.
mi sono rivista bambina, con il viso a palla, un’espressione interrogativa e una parola che comincia con consonante labiale smorzata in bocca, un paio d’occhi nocciola profondi e belli da morire, capelli sottili biondo cenere, che solo da un po’ so che significhi biondo cenere, perché invece la cenere è grigia e non bionda o castana, ma va bene lo stesso.
mi sono rivista in un quadro pieno di alberi e colline verdi, un percorso sterrato e poco calpestato, un cielo promettente e pieno di speranza, solo un po’ più acerba e ancora poco consapevole.
mi sono rivista nel comodino pieno di libri lasciati lì a pensare, non impilati in ordine sulla libreria, che spazio ne ha eccome, ma così, riposti in un altro posto da quello usuale e comunque ben ordinati uno sopra all’altro, perché sono libri differenti: uno parla della vita di mozart, uno di storia contemporanea, uno di camilleri pieno di dialetto e di omicidi da scoprire, uno con una dedica a mio padre, che dice:
- la mente è un bellissimo posto in cui allenarsi ogni giorno senza affaticare le gambe. con tanto amore.
ed era un regalo per lui per la festa del papà.
mi sono rivista in una sorridente rana in porcellana verde acceso, pronta a saltare e fare il suo balzo verso il mondo e verso sé, coraggiosa e fiera e comunque semplice, sì, una ranocchia semplice, ecco come.
mi sono rivista in ginocchio sullo sgabello davanti al lavandino del bagno, con una scamiciata a fiori colorati e fondo blu, tutta intenta a lavarmi i denti e con i capelli folti e corti.
- i miei denti non sono sporchi: sono gialli per la penicellina e quindi è inutile lavarli.
perché era una rompimento di una noia bestiale mettermi lì in ginocchio, stendere il dentifricio rosa sullo spazzolino con il leone in cima, impastarmi di quella roba che allappa e ti lega le pareti e il soffitto della bocca da non vedere l’ora di sciacquare tutto via e stop.
mi sono rivista in una vecchia matita temperata con il taglierino, una accabi tinta di nero e molto tecnica, e ho pensato subito che, in effetti, da quando uso la tastiera non mi sporco più le mani né d'inchiostro, né di pennarelli, né di carboncino e questo è un vero peccato, anche se un piccolo sollievo.
domani sarà un altro giorno e soprattutto un nuovo mese: quello del leone, della luna del grano, del plenilunio nel giorno due, delle ferie, delle stelle cadenti, di san lorenzo in riva al mare o in alta montagna, del compleanno di manu mia e un sacco di altre cose.
quindi mi preparo a fare un salto, a farlo per bene, perché “le cose non avvengono mai due volte allo stesso modo”.

bi


["let the light in" di sarolta bán]

2 commenti:

  1. "Le cose non avvengono mai due volte allo stesso modo"...molto cinematografico ;)

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    1. esatto!
      grazie a te e al tuo magnifico blog-che-ragiona-per-immagini, conoscerò il per me oscuro mondo del cinema...:D

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