lunedì 2 luglio 2012

un giorno di ordinaria magia

era certa che una notte come quella fosse una successione di istanti che difficilmente sarebbero caduti in qualche oblio.
il paese festeggiava la fine dei frutti di un giugno come pochi altri, della mietitura e della raccolta del grano dorato e prezioso, della perfezione dell’acconciatura del fieno, che arredava i campi con quel suo fare bello e tondo e caldo.
i tavoli erano allineanti e ben vestiti, vogliosi di onorare l’energia della montagna verde e rocciosa, l’erba era fresca e umida, i cavalli sistemati per la cena, avvolti dall’aria scura che richiamava il momento del riposo, gli amici sparsi tutt’intorno a scegliersi ognuno il proprio posto in paradiso.
la musica sapeva di festa e di altrove e quel cibo colorato e rurale pure.
piatti e bicchieri verdi e gialli erano lì a ricordarle che fosse arrivato il trenta di giugno, tempo di raccolta e di gridare il benvenuto ad una nuova estate di rinascita.
iniziò un’augurale musica sottile e seducente, che introduceva una voce femminile potente e leggera, accompagnata da un elegante contrabbasso, un piano e una chitarra, mentre il vento respirava timido come la carezza di un vecchio amico ritrovato e le dolci risate spensierate dei presenti facevano da cornice agli alberi ampi come ombrelli dal fusto sollevato verso l’alto.
gli amici erano quelli dell’infanzia, di quando in calzoncini e canottiera bianca a coste faceva il bagno di nascosto alla fonte d’acqua gelida e piena d’ombra delle querce e delle foglie sempreverdi.
quelli di quando si faceva a botte uno sulle spalle dell’altro, a due a due, e tutti cercavano lei perché pesava solo ventotto chili ed era agile e svelta, per poter vincere e arrivare primi senza fare penitenze.
quelli di quando si scendeva al cimitero di notte, senza che nessun altro lo sapesse, e si fuggiva col cuore in gola al primo rumore sconosciuto e altro da sé.
percepiva addosso tutto il calore del giorno che continuava a brillare anche in quella serata e che, oltre lei, scaldava gli animi di tutti, intenti a sorseggiare del vino fatto in casa e a mangiare antipasti agresti e paesani.
stavano tutt’intorno e tutti insieme, in piedi, seduti, senza fissa collocazione, e si raccontavano ogni cosa dei tempi passati e di quelli presenti, ed intanto il buio accompagnava lo scorrere del tempo e la luna quasi piena rischiarava quell’angolo di mondo.
per lei era il suo piccolo mondo antico.
eppure tutto nuovo.
era lì e sentiva quanto non fosse soltanto la fine di giugno e del tempo suo: stava per iniziare la seconda parte dell’anno, di lì a poco, allo scoccare della mezzanotte.
guardava in alto la montagna e si rendeva conto che stesse per iniziare il tempo di consolidare i suoi progetti, noti solo a lei e al cuore suo, e di ampliare vista e orizzonti e odori e certezze.
tutto il bosco le stava sussurrando negli orecchi dei bellissimi segreti e lei era lì solo per ascoltarli.
il trapasso era giunto, la serata tramontata, la musica più sommessa e lontana.
stavano lasciando la cena e la festa: avevano deciso di rincasare.
avanzavano lenti e sereni, attratti inconsapevolmente dalla strada in mezzo agli alberi e dai suoi varchi nascosti, abbracciati da un odore notturno di terra e di siepi di montagna.
ed ecco che lo stupore li colse tutti, rubando a lei un inaspettato e accelerato batticuore e mute grida di felicità: decine, centinaia di lucciole accese e splendenti li stavano accompagnando e salutando, minuscole fanciulle luminose e scintillanti danzavano, accendendo solo a loro una notte sorridente e calda, sussurrando a tutti il loro personale arrivederci e grazie per quel frangente di vita condivisa.
risplendeva chiaramente in lei la consapevolezza che una notte come quella fosse una successione di incantevoli attimi di vita passata, presente e futura, attimi che difficilmente si sarebbero eclissati in qualche lontano e sordo oblio.



“siamo anime schizzate
nel deserto all'improvviso
c'è un cartello che ci avvisa
benvenuti in paradiso
e tu che graffi sottopelle
come polvere di stelle
sempre più”

da “un giorno di ordinaria magia”, negrita

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