mercoledì 9 maggio 2012

c'era una volta la papaya

c'era una volta la papaya.
allora, io non è che qui possa fare pubblicità o spubblicità, sì insomma contro-pubblicità, però questa ve la voglio raccontare, perché magari è utile e pure perché magari per un attimo ci distraiamo e non pensiamo al fatto che proprio oggi nel millenovecentosettantotto è morto ammazzato peppino impastato e la democrazia cristiana si fa chiamare ancora democrazia e pure cristiana.
e quindi, c'era una volta la papaya.
- chi ha detto che le cose naturali fanno tutte bene?
dice sovente la mia amica delle insalate e del gelato fico.
- lo sai che anche la cicuta è un'erba, eh?
sembra che mi aspetti ogni volta in riva al fiume e mi veda passare e nuotare spasmodica e gridare:
- ti supplico, aiutami! avevi ragione tu, avevo torto marcio io!
- urlami che le cose naturali non fanno tutte bene e la finiamo qui!
sta di fatto che questa papaya, una roba naturalissima perché è un frutto, è osannata da tutti in tutto il mondo, tanto da fare veri miracoli e tale da fornire un supporto incredibile di energia vitale e vigore e vita.
prendi una tipo me, che si sveglia la mattina che non le si alzano le palpebre, che si aggira come un piccolo zombie silenzioso per casa, che mangia muta e sorda e cieca, che gli unici rumori che genera sono quelli della roba che le cade irrimediabilmente dalle mani, che guarda male chi ella altrui saluta per scoraggiare possibili scambi che lei non è in grado di avere, che dopo mezzodì diventa di contro logorroica e sorridente che pare un'altra e parte dall'orlando furioso per dirti il perché sia stanca...
una così, che ha la pressione bassa dodici mesi l'anno, d'inverno dorme mille ore al mese, d'estate non si regge dritta per il caldo e cammina con la mano destra sulla fronte, in autunno le girano perché sta per tornare il buio dell'inverno e, orbene, in primavera si guarda allo specchio per capire chi sia e come mai.
dunque, la papaya.
migliora la digestione dei brontosauri ripassati in padella con il peperoncino che mangio, è straricca di vitamina C più dei kiwi che mi piacciono poco e sono pure un po' pelosi e un po' così, contiene una squadra invincibile di antiossidanti che a trentasette anni te li devi fare amici e basta, favorisce il microcircolo visto che si è fatta una certa, è ricca di minerali amichetti delle ossa e nemici dell'osteoporosi che dopodomani eccola lì che sta in agguato dietro l'angolo e mi si spezza un femore, e facciamo che basti.
occhei, mi compro le bustine, che sono più pratiche, che non si sbucciano e si sciolgono nell'acqua e me le bevo tappandomi il naso, così se dovessero puzzare o dovessero esser amare, non dovrei sentire né il sapore né l'odore, che hanno pure la scatola che sa già lei stessa di vitamina C e quindi, in preda al mio solito entusiasmo dei primi due giorni, inizio il doping alla papaya.
comincia una trasformazione cibernetica pazzesca.
già solo alla terza bustina divento una iperattiva accaventiquattro, faccio cose ancora più velocemente di quando non sono bradipo, giro con i capelli dritti e gli occhiali da vista inclinati di venti gradi, sgrano gli occhi con le pupille dilatate e l'iride più verde che nocciola, telefono a tutt'andata alle mie amiche e vomito parole su parole che poverette loro, la sera sono iperattiva al limite dell'epilessia e ho voglia di uscire e giocare a carte e cenare fuori e andare in giro e amen.
(cioè, io).
mi sveglio in piena notte come fossi emozionata manco dovessi partire in vacanza la mattina successiva, leggo in due giorni un romanzo romantico per adolescenti che strillano di cinquecento pagine, ho dieci bruchi che si stanno per trasformare in venti farfalle dentro lo stomaco di notte e di giorno anche e mi sa che tutto questo si chiami ansia, non farfalle.
c'era una volta la papaya.
c'era perché è durata quattro giorni e poi al quinto è morta: fosse mai la papaya che mi rende così ansiogena?
questa favola è stata scritta cosicché io mi rassegni al fatto che: a) roberta ogni tanto abbia ragione, b) leggere attentamente le avvertenze non è una frase fatta che tanto odio ma magari fallo!, cioè leggi attentamente le avvertenze, c) naturale non è sempre compatibile con me e comunque le piante carnivore esistono eccome e i veleni pure, d) varie ed eventuali ma comunque con parsimonia.
ma se volete provare la papaya, fatelo e ditemi che esperienze allucinogene vi ha regalato.
ah, e comunque: regalo fantastica scatola di papaya, come nuova, arancio metallizzata, pochissimi chilometri, sempre garage al buio, lettore emmepitre, sedili in pelle umana: la mia.

bi



[no, non sono fragole: in realtà sono cuori.]

2 commenti:

  1. perchè io sono allergica alle fragole...e perchè ci) e di) dicono la stessa cosa: roberta a volte ha ragione....urrà

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    1. stai bene per un paio d'anni, amica.
      mica vorrai avere ragione sempre, no?
      e poi è terapeutico guardare le fragole, che poi possibile che proprio alle fragole dovessi essere allergica? alla pera no, dico io?
      yo, pis&lov

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