lunedì 7 maggio 2012

dire, fare, baciare

ché - diciamocelo - lettere e testamento chi le sceglieva?
dire era pericolissimo, almeno se fosse toccato ad una tipo me.
come quando una volta durante l'ora di religione dibattevamo sulle cose importanti della vita - e secondo me era soltanto un modo del nostro professore di cercare di capire chi di noi fosse un anarco-insurrezionalista pericoloso o no, o chi fosse uno tipo un attentatore, e su di me il dubbio lo attanaglia tuttora, ne sono sicura, perché ricordo come mi guardasse con terrore.
ad un certo punto, mi sono alzata in piedi, con tutto il fervore che conosce solo chi mi ha visto parlare delle cose della vita, manco fosse l'ultima occasione che avessi per parlare, e girandomi verso il malcapitato di turno, dito indice alto verso il cielo, ho gridato:
- perché se non esistesse dio, non esistesse niente!
silenzio.
io rossa, paonazza, cianotica.
il professore allibito, sudore sulla fronte.
due congiuntivi insieme, mica le mie grida, due congiuntivi insieme non si possono proprio ascoltare, senza provare quello stesso brivido che ti dà il gessetto pigiato a morte sulla lavagna, oppure due forchette che si incastrano inesorabilmente tra loro, o anche qualcosa di ferroso e appuntito che riga il vetro...
due congiuntivi sono un dire che resta nella storia, che nessuno dimentica, che ti segnano per sempre e per sempre non ti sbaglierai mai più usando due condizionali, capito?
ad ogni modo, ecco il pericolo che si cela dietro quelle quattro letterine: il rischio che ti possa capitare una come me, ecco.
poi non parliamo del fare.
sempre se ti capita una come me.
oh, parlo di me perché non sarebbe carino (s)parlare di qualcun altro. e poi in effetti ne avrei di cose comiche da raccontarvi della mia vita. è che sono da sempre un po' così...
vi dico dell'aneddoto dell'ora di matematica.
che lì per lì è stato un dramma, altroché, consumatosi più o meno a fine primo quadrimestre.
tutti impegnati in un rognosissimo compito di studio di funzioni e cose complicatissime di questo genere.
il nostro professore era uno un bel po' ortodosso, laureato in fisica, uno di quelli che o la matematica nasci e la capisci, oppure sei un perdente a vita, che neanche è degno di sedere al secondo banco, ma solo in fondo alla stanza e pure senza luce e senza via d'uscita.
però era bravo nel sapere e però non era chiaramente amato.
insomma, io scrivo robe in brutta, svolgo un bel po' di esercizi, eccetera, e sento che a giovanni serviva di copiare.
dal mio timido primo banco, gli rispondo che ecco, stavo per finire, così gli avrei passato un po' tutto e speriamo bene.
così finisco e controllo il professore: era girato di spalle in fondo sulla sinistra, immerso nei suoi pensieri pitagorico-cartesiani, con lo sguardo perso in un orizzonte infinito per noi gente comune totalmente incomprensibile.
cioè non si sarebbe potuto proprio girare uno così, chiaro?
prendo quello straccio di brutta con la mano sinistra e lo passo dietro a giovanni. però non da sotto il banco, come farebbe uno normale, tipo. ma disegno con il mio braccio sinistro un cerchio perfetto che manco col compasso, partendo dal banco mio fino a raggiungere il banco suo, di giovanni... un cerchio di una bellezza straordinaria, se lo si immagina fatto soltanto con il braccio che sposta energia per l'aria!
si gira. quello che non si sarebbe mai potuto e dovuto girare, no?
si gira. e mi becca. e strilla.
- bussolotti!!! (con un sacco di i finali da togliergli il fiato in gola), che caspita stai facendo!!! (con un sacco di o finali da farsi venire un infarto secco).
- no, niente.
che risposta è niente se stai passando il tuo compito di matematica, oh barbara, oh santi lumi?
- dammi il foglio che ti metto due a penna sul registro!!!
e due fu. a fine primo quadrimestre. che fa media e fa che tiri giù tutti i santi del paradiso.
ma sono cose che capitano, se non sei furba e io proprio non lo ero, mi pare evididente.
ed infine c'era baciare.
be', che dirvi, baciare parla da solo ed era la cosa più fica del mondo!
potevi: a) baciare quello che ti piaceva con piena autorizzazione e senza passare per il via, b) baciare quello che mai e poi mai ti avrebbe baciato da solo prendendo egli stesso l'iniziativa senza costrizione, c) baciare con o senza lingua, che importa, intanto gli davi un bacio e chi si è visto si è visto.
potevi baciarne pure più di uno, più di due e fare la media o la moda o la mediana dei baci... e pure stabilire chi fosse il miglior baciatore e quello così così e quello ciofega.
comunque, lettere e testamento non se le filava proprio nessuno, e ti credo: erano inutili, fuorvianti e pure una bella perdita di tempo.
facevano prima ad inventare dire, fare, baciare e basta.
occhei, tra il dire il fare e il baciare si è fatta una certa.
poi magari un'altra volta vi potrei raccontare di nomi, cose, città e animali, poi vedo come mi gira.

bi    

2 commenti:

  1. ricordi unici che ci terranno sempre unite.......ahò però tu a scuola eri fortunata, il gioco ti serviva poco,visto che avevi chi baciare dal vivo!!!!!
    Ah ah ah ah!!!!!
    ..........e più passa il tempo e più mi sento unita........

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