martedì 8 maggio 2012

l'otto maggio



un po' è anche una questione di ruoli, il legame tra mamma e figlia.
un giorno ho sognato che non ci fosse più: ero in un giardino, vagavo smarrita e senza terra sotto i piedi, mi mancava l'aria, ero sorda e sbandata e un fiume di lacrime mi solcava il viso. per sempre.
mi sono risvegliata con il cuscino zuppo. e il per sempre è svanito e basta.
ho assaggiato il sapore della mancanza e mi ha fatto schifo.
mia mamma pure lo ha assaggiato e ne porta ancora le bruciature sulla lingua.
lei non ha quasi mai avuto un papà, morto di cancro ancora giovane, che la lasciò così a nove anni. e non lasciò solo lei.
così, la lasciò e basta, questo dice lei.
perché dice che tu ti senta lasciato, non è che pensi che la vita te lo abbia tolto, perché funziona così e prima o poi succede più o meno a tutti in un modo o nell'altro e così è.
pensi che se ne sia andato e questo qualcosa sa di abbandono.
dice che non si ricorda tanto bene di averlo chiamato papà e di essersi sentita rispondere.
lui lavorava molto per mantenere la sua famiglia piena di figli e c'era già poco: erano gli anni dopo la guerra e c'era tanta fame e povertà e mia nonna era una donna che poco aveva e quel poco lo condivideva con gli altri, anziché tenerlo tutto per sé e per i suoi figli, quindi in casa nostra ci mangiava tanta brava gente, poco, ma ci mangiavano in tanti, come oggi sarebbe difficile.
comunque lei proprio se lo ricorda poco.
eppure c'è una parte di se stessa che parla di lui: attraverso i racconti delle sue sorelle e di suo fratello maggiori, di sua madre che è stata anche padre, di chi suo padre l'ha ringraziato e di chi l'ha aiutato, di chi lo guardava solo da lontano perché si sentiva intimorito da quegli occhi scuri e selvaggi, di chi osservava quella bella casa piena di musica nelle giornate di primavera e di chi lì ci ballava, appena dentro a quel cancello di un verde acceso che porta tuttora le sue iniziali: D.P.
mia mamma è una figlia che si è sentita sola nei momenti importanti, quelli in cui un padre ti prende sotto braccio e ti accompagna e ti dice che sei bella e pure brava.
quando arriva il momento di farle un regalo, penso sempre che vorrei donarle il mio di padre. anche se è suo marito. vorrei che lei lo chiamasse papà una volta sola, che si sentisse dire "dimmi", che si sentisse presa per mano stretta e con determinazione, che si sentisse guardata come solo un padre sa fare.
e soprattutto vorrei ringraziarla. perché mio padre l'ha scelto lei per me e per mia sorella e l'ha scelto bene e ha fatto sì che ci restasse accanto, lottando molto e ogni giorno per un'unione difficile da tener salda anche per i più capaci.
vorrei che giusto per un po' mia mamma non si sentisse più sorda al suo orecchio sinistro, quello del cuore, quello che un giorno si è stancato di sforzarsi di ascoltare qualcosa che non riusciva proprio a sentire.
ti dico: mamma, non ascoltare più con l'orecchio sbagliato.
esiste un altro canale, uno molto più potente, più vero, più efficace, più forte, più infinito del finito.
è il cuore ed è lì che si ritrovano tutti coloro che si sono divisi o che la vita ha temporaneamente separato.
parla al tuo cuore, accarezzalo ogni giorno, usa la tua mente che tutto può, è solo che sa poco come si fa. ma è solo una questione di allenamento.
preparagli il tuo ciambellone, al tuo cuore, accendigli quella luce e non lasciarlo più al buio.
e lì toccherai di nuovo le tue radici fangose e che odorano di terra e riabbraccerai lui.
e un'altra bambina nel suo troverà sua madre, un'altra ancora anche e così via.
mia mamma è mamma da tanto e si sente meno figlia e questo è importante.
c'è ancora una parte di sé un po' figlia, come resta a tutti, ma l'altra la tiene occupata.
una mamma deve badare alle sue figlie e una donna a suo marito e lei è bravissima a fare sia la mamma che la moglie.
un giorno qualsiasi bambina magari sarà mamma, o potrà diventare mamma di un'amica e sentirsi anche un po' figlia di un'altra...
niente è inflessibile e niente è inesorabilmente così, ma può diventare abilmente colà.
è l'otto la festa della mamma. e tutti gli altri trecentosessantaquattro giorni pure.

bi

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