mercoledì 30 maggio 2012

"non avevo mai pensato seriamente alla mia morte"

sembra che io non ci sia, ma in realtà ci sono.
sembra pure che Di mia non ci sia, ma (fidatevi) in realtà c'è e sta bene, soltanto che dove sta lei l'acronimo pc è tipo "poca cacca" e non "personal computer".
ma non pensate male: la cacca è quella santa dei cavalli.
ad ogni modo, stavo facendo una riflessione un po' così l'altro giorno con la mia amica delle insalate e dei coni gelato alternativi.
dicevamo quanto uno non ci pensi mai al giorno della propria morte, che (attenzione) non è mai una cosa che porta sfiga, né qualcosa di cui avere il terrore.
io alla sfiga così non ci credo manco morta, appunto.
in pratica uno muore e se ne va e si presume pure in grazia di (un quache ) Dio (maiuscolo per rispetto di qualcuno, percarità).
e chi resta?
allora sono uscite un sacco di cose strane, alle quali uno non penserebbe né ora né quel giorno, ed invece no, ci devi pensare, o quantomeno qualcuno ci dovrà pensare, perché spunta gente che si guarda intorno e se lo chiede e si confronta e ne parla e deve pure prendere delle decisioni.
vi prego amici, mi addentrerò in un discorso un po' così, che volendo potete anche abbandonare subito, oppure lo prendiamo tutti insieme per quello che è: pura tragi-comicità tutta terrena.

- signori, la bara come la volete?
già come la voglio?
oddio, cioè, come l'avrebbe voluta?
prima perplessità.
è che c'è tutta una vasta rosa di scelte che vanno pure più o meno di moda e che fanno la differenza tra morto e morto, pare.
- volete l'intarsio con il cristo o con la madonna?
(non sono imprecazioni, io non impreco mai).
silenzio.
- ma il cristo si usa per gli uomini e la madonna per le donne, in genere? perché sono poco pratica...
- no, è a gusto.
a gusto.
- non saprei... non gliel'ho mai chiesto, in effetti, e non so cosa gli sarebbe piaciuto in questo caso.
ma ecco che spunta da qualche dove un parente che invece lo sapeva eccome!
magari perché ne aveva parlato con il deceduto il natale precedente, di fronte al camino e davanti ad una burrosissima fetta di pandoro.
chiaro, no?
certamente, capitano a tutti dei natali in cui si affrontano questi discorsi qua!
- lui... era devoto a padre pio...
dice tremolante il parente spuntato dal nulla, ancora sporco dello zucchero del pandoro.
- ottimo, signori, abbiamo anche la bara di padre pio!
dice orgoglioso e soddisfatto il tizio, sì insomma lui, quello che vende le bare... il becchino.
- e l'interno come lo facciamo? 
l'interno di cosa?
seconda perplessità.
- ma l'interno non è sempre in legno?
- sissignori, tuttavia occorre scegliere l'imbottitura.
e ti apre un mondo tutto pieno di stoffe lucide, opache, in seta shantung, in seta lavata, ruvide, dai mille colori e va be'.
pure color turchese!
che ti guardi intorno smarrita, dicendo a te stessa che mai avresti pensato un giorno di trovarti là a scegliere se liscia o ruvida o turchese o no.
- allora facciamo una tinta sul beige.
sì, che magari è più discreta e non distoglie manco l'attenzione dal corpo in questione.
- e il tulle, signori?
- come, scusi?
- intendo il velo che copre il corpo e il viso.
terza perplessità.
sì, anche il velo devi scegliere.
- sempre uguale... beige?
insomma, capito un po' come?
che uno mica ci pensa proprio.
per non parlare dei prezzi, che dipendono dalla qualità del legno, dagli intarsi, dal colore della bara, dalle stoffe, dai tulle e pure dai fiori.
- che frase scegliete, signori?
dice sorridente sempre (il) becchino. sorridente.
quarta perplessità.
- da mettere sulla lapide, dice?
- ma no, la frase per il ricordo che lascerete ai presenti.
risorride, gentile.
e ti porge un libro di citazioni assolutamente sacre e che ti stordiscono e che davvero ti gratteresti come prima reazione perché sì, noi amici siamo anche fatti così e basta.
dunque scegli la meno peggio, tipo quella che non dice proprio "veglierò su di voi da quassù" e "vi resterò vicino per sempre" e cose inquietanti così.
ma certo, non la scegli no!
perché comunque, a parte il turchese e i padre pii e le madonne intarsiate e i tulle, tu stai lì a pezzi con le lacrime incrostate sulle guance appassite e ti rode pure tanto il culo!
ecco.
io non desidero lasciarvi con questo amaro in bocca, quindi ecco una frase che spero riesca a donare a ciascuno un orizzonte differente e la sana consapevolezza che ai morti della bara non gliene frega niente e che loro lì, al cimitero, non ce li troveremo mai e poi mai e di sicuro.
andremmo tutti lì, mesti e pieni di vuoto, un po' deambulanti e un po' incerti, a parlare a vuoto. e da soli.

bi

(un grande abbraccio con il cuore alla mia amica dell'insalata, con grande amore e superstima.)

"è la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero.
la vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note.
la vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia.
lo so. io sono la vita.
sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi.
io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente abitato"


jack london, da "il vagabondo delle stelle”



[immagine tratta da internet]

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