mercoledì 16 maggio 2012

a proposito di strada

mora, snella, agile, occhi a mandorla. capelli leggermente tirati in una morbida coda da cavallo, vesti sottili e volatili e gambe strette in leggings neri. ballerine. sorriso di un altrove lontano e caldo.
solleva quella sfera trasparente e piena con delicate dita affusolate e due mani diafane. e lo spettacolo ha inizio.
la palla cristallina le accarezza con una perfezione vitruviana il corpo atletico, attraversa il suo lungo braccio destro come a disegnarle un'ala, scorre dietro all'elegante collo da cigno, raggiunge con ritmo lento il braccio sinistro, mentre la mano la afferra svelta e la fa fluttuare sul petto e lungo il ventre e la lancia all'improvviso nell'altra mano. lei allora lascia libera la sfera e la raccoglie sulla sua fronte ampia ed intelligente, la fa calare lungo il naso dritto e la riafferra con la mano sinistra.
è tutto un vellutato gioco di luci e rotondità, mentre un vivido contrasto tra le carni pulsanti di vita di lei e la piena circolarità morta di quella sfera, che sembra solo riflesso ma forse risplende anche di luce propria, mi penetra negli occhi e mi entra dentro. 
la bellezza della loro vicinanza e quel modo elegante di occupare uno spazio lasciano in dono allo sguardo altrui una visione che va oltre il terreno stare al mondo. 
finché il semaforo torna verde ed è ora di rimettere la prima.
ma non prima di averle sorriso, felice di essere stata lì ad ammirarla incantata in prima fila e di aver potuto contribuire con il mio poco al fascino e alla grazia di quell'arte apparentemente improvvisata.
le ho detto quanto fosse brava e bella insieme alla sua sfera e l'ho ringraziata entusiasta e piena di stupore... e lei gentile ed allegra ha ringraziato me e fatto un inchino e lasciato un po' di luce in quel tramonto già piuttosto scuro e grigio di città.
solo un'artista di strada?
no, a me è sembrata una farfalla.
anzi, un angelo.
sì, lo era.

oggi mi hanno chiesto:
- perché scrivi?
perché l'immaginazione ti salva, ti nutre, ti fa voltare il capo in un'altra direzione e in un altro verso, ti regala un altro occhio, te lo fa donare ad un altro, ti porta in un altro luogo, ti proietta in un tempo altro, ti fa prendere per mano un'altra persona e te la fa portare lì con te.
la scrittura traghetta l'io.
ecco, esattamente ciò che quell'angelo e la sua sfera hanno fatto con me.

bi

"io sono assente ma in fondo a questa assenza
c'è l'attesa di me stesso
e quest'attesa è un'altra forma di presenza
l'attesa del mio ritorno
io vivo in altri oggetti
viaggio dando un po' della mia vita a certi alberi e a certe pietre
che mi hanno aspettato molti anni
si sono stancati di aspettare e si sono seduti
io non sono e sono
sono assente e sono presente in stato d'attesa
essi volevano il mio linguaggio per esprimersi
e io volevo il loro per esprimerli
ecco qui l'equivoco l'atroce equivoco angoscioso penoso
mi addentro in queste piante lasciando i miei abiti
mi stanno per cadere le carni e il mio scheletro si riveste di cortecce
sto diventando albero
quante cose mi sono convertito in altre cose
è doloroso e pieno di tenerezza
potrei gridare ma si spaventerebbe la transustanziazione
bisogna restare in silenzio
aspettare in silenzio"


vicente huidobro



[salvador dalì, allegorie de soie]

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