Bi e Di vi danno il benvenuto. Questo è uno spazio creato e gestito a quattro mani, venti dita, due menti, due corpi, due cuori, due anime con-fuse. Siete i benvenuti, chiunque voi siate. Togliete le scarpe, restate a piedi nudi. Qui si cammina così, purché con gentilezza.
mercoledì 2 maggio 2012
e così, senza neanche fare di conto, arriva pure maggio
e così, senza neanche fare di conto, arriva pure maggio.
non che questa sembri proprio una riflessione profonda in sé, a parole intendo, ma in realtà lo è eccome, lo giuro.
giuro che fino a ieri mi alzavo senza voci, né suoni di sveglie moleste e invadenti, né rumori di macchine, ma solo uccellini e al massimo un vociare tiepido e lontano. e nient'altro.
giuro che mi alzavo felice, aprivo tutte le finestre ma proprio tutte, le spalancavo al sole e a quell'aria pura, mi infilavo al volo una felpa, senza neanche passare davanti ad uno specchio per errore, e andavo in piazza in pigiama per il mio bicchierone di caffellatte e il cornetto pieno di crema gialla molto gialla (sarà per via delle uova più uova, sì).
giuro che parlavo pure, cosa rara per me di prima mattina in pigiama, e sorridevo anche tanto e spesso e senza pensarci su, e sapevano tutti che stessi in pigiama.
giuro che tornavo a casa, mi infilavo velocemente due cosette, le mie fantastiche scarpe da montagna nuove di natale, la musica inzeppata nelle orecchie e me ne andavo un paio d'orette in giro in mezzo alle montagne che mi conoscono da tempo.
no, non è pericoloso. lo è molto di più stare in città, respirare raffinate schifezze grigie, avere costantemente la macchina sotto le natiche, leggere i quotidiani, dover parlare con gente sbagliata. eccetera.
e poi non sono mai stata sola in quelle due ore.
ho sempre incontrato giuseppe che tornava dalla mainuccia, dove era stato a raccogliere funghi e un'altra cosa che non mi ricordo. lui scendeva, io salivo.
ho sempre incontrato i cavalli liberi di alessandro, su per il colle e nel campo: una distesa di grigi, morelli, sauri, tutti alle prese con un'erba squisita e un sacco di verde da spiluccare, con cinque nuovi puledrini appena nati in questi giorni, tutti distesi al sole a dormire appena poco distanti dagli zoccoli delle loro panciute mamme.
è tempo di nascite, sì. di inizi, di nuovo, di prime vere primavere.
ho trovato un sacco di cambiamenti, in effetti.
molto più verde, più chiaro, alberi in lontananza in cima alla montagna che prima erano grigi e ora violacei, un fango meno melmoso e meno marrone e meno fango, fiori dappertutto di tutti i colori e anche di colori che manco ti viene da pensare che esistano, forti ronzii di enormi calabroni a righe gialli e neri, api e vespe ad acchiapparsi per l'orto, uno scorpioncino nero lucido e fiero sul muro, una luce folgorante dentro casa, il letto meno freddo, il paese che si sta risvegliando dalle fatiche invernali.
poi micia incinta è ancora più incinta e con una pancia che non le consente le agilità dell'inverno, quando pure doveva correre e saltare per scaldarsi e sfuggire al ghiaccio sotto i suoi teneri cuscinetti.
tra l'altro l'orto è ancora più orto, pieno di fiori viola alti e fieri, altri rosa piccoli e tanti tutt'attaccati, altri bianchi sopra gli alberi da frutta, un sacco di soffioni paffuti e bianchi e leggeri, erba alta molto alta dove lola si nasconde e gioca a fare la pantera...
poi c'è la differenziata. che funziona e bene pure.
cioè ci sono poco più di trecento residenti e tutti che si adoperano per differenziare i rifiuti.
in mezzo alle montagne, capito?
che quasi non te lo aspetti, perché pensi che una grande città sia più pronta, visto che si sente città, mica paese.
e invece no. io in città vedo lo schifo, perché i cittadini buttano le buste dell'immondizia a terra e senza pensarci due volte se il secchione è pieno, perché mica se la tengono dentro casa: è monnezza!
in paese invece i paesani, giustappunto, differenziano e si differenziano dagli incivili civilizzati-solo-nelle-vesti.
domenica tutto il paese ha pulito cantine e prati e boschi e fontane e vie... insomma, c'è stata l'ormai decennale giornata ecologica. capito come?
cose che dovremmo imparare, noi cittadini indifferenziati delle città, e farle soprattutto, ché i nostri rifiuti sono uguali a quelli dei paesi. uguali.
con l'unica differenza della dimensione dei topi: i nostri sono geneticamente modificati. e dicono pure le parolacce.
su e giù con i trattori, a raccogliere, a pulire, a differenziare nei giganteschi cassoni del comune, pieni di polvere dalla testa ai piedi, baciati dal sole, assistiti da monte velino che veglia e protegge sempre, tutti sorridenti, canticchiando, prendendo botte sul sedere e sulla schiena nei rimorchi dei trattori, stanchi, affamati e tanto, tanto soddisfatti.
abbiamo pulito tutto, o quasi, e c'ero anch'io e mi sono sentita utile e ho capito che l'utile dovrebbe diventare indispensabile e non lascerò mai più un sacco dell'immondizia per terra se troverò i secchioni pieni!
me la riporterò a casa, perché comunque è mia e il marciapiede invece non è solo mio.
poi ieri ho visto l'asinello appena nato di luca e anche tutti i suoi cavalli e i puledrini appena nati anche loro.
ve l'ho detto, è tempo di nascite e loro nascono bene e dritti e pieni di voglia di fare e saltellare e bere latte attaccati alle mammelle piene di vita delle loro mamme.
in questi giorni ho dimenticato proprio che giorno fosse, la data, sì, ma il giorno pure.
avevo dimenticato anche di radica.menti, perché lì mi radico senza scrivere, già solo respirando.
comunque poi questa mattina siete stati uno dei miei primi pensieri un po' più spensierati di altri.
e così è arrivato pure maggio.
e un pizzico di consapevolezza in più.
bi
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