ci sono delle cose che mi piacciono moltissimo.
tra queste, amo molto i cambia.menti.
per esempio, quando ero piccola non mangiavo carciofi e alici.
avevano i peli, gli aghetti.
non era un problema legato al gusto, ma al tatto-del-gusto.
(non so se mi spiego, ma per fortuna voi mi capite ugualmente).
ed ecco che ad un certo punto sono impazzita per entrambi, come se il mio senso del tatto-del-gusto abbia improvvisamente invertito tendenza.
sì perché non ricordo quando è stata la mia prima volta.
con i carciofi e le alici, intendo.
(ci dev'essere stata per forza la prima volta).
poi mangiavo soltanto le rosette.
detestavo le fette delle pagnotte di pane. per me il pane erano le rosette e basta!
le fette erano scomode, non erano simmetriche come le rosette...
non mangio quasi più rosette da un po', nel senso che non rientrano più tra le mie preferenze.
un tempo la mia mente era fortemente matematica.
al liceo, nell'intervallo tra noiosissime nozioni di storia e altre amenità di chimica, svolgevo studi di funzione... neanche fossero fette di pancarrè alla nutella per fare pausa...
vedevo nel mio futuro una mente come un calcolatore, mi vedevo come donna ingegnere, o come un'insegnante di matematica.
l'amore e la passione per la matematica non sono certo svaniti, ma sono diversi...
oggi vedo la matematica come fosse una filosofia, mi sono innamorata della sociologia e dell'antropologia culturale, che mi aiutano a sciogliere la mia radicata rigidità.
tuttavia la mia mente di oggi ringrazia quella di ieri per l'allenamento sostenuto ai tempi del liceo.
ascoltavo soltanto radio deejay, oggi non so neanche se radio deejay esista ancora.
non bevevo alcolici. ero astemia. dicevo di esserlo con una certa verve...
intendiamoci, non è che ora io sia diventata un'alcolizzata, ma certamente ho cambiato i miei gusti in fatto di bere, ecco.
ero tendenzialmente portata ad assecondare l'opinione altrui, dicevo sempre sì, i miei no erano pressoché inesistenti o molto rari.
oggi mi sento sicura di me e delle mie idee, nel senso che mi fido delle mie opinioni, dunque di me stessa, prim'ancora che degli altri.
in passato concepivo l'esistenza soltanto del bianco e del nero, il grigio era solo il colore delle mie t-shirt e delle felpe con il cappuccio.
non concepivo le vie di mezzo, mi sembravano una storpiatura, una mancata presa di posizione, una questione poco chiara.
oggi il grigio fa parte di molti ambiti della mia vita: da quando lo riconosco, i miei orizzonti si sono ampliati e hanno sete di ampliarsi ancora di più.
e possono farlo, perché l'orizzonte non è una questione che si espande a trecentosessanta gradi, ma si espande all'infinito.
amavo le simmetrie, le trovavo rassicuranti, mettevano un ordine in una realtà caoticamente complessa.
ora nelle asimmetrie ci ritrovo nuove possibilità, nuove sensibilità, nuove evoluzioni.
se una volta ritenevo che le parole potessero essere l'unica via di comunicazione, oggi ritengo che vadano ascoltati anche i silenzi.
il cambiamento fa paura, mostra una seconda possibilità, è un due di fronte a un uno...
ma è una grande opportunità che abbiamo il diritto (e forse il dovere) di concedere a noi stessi.
chi pensa che nella vita non si possa cambiare, si autolimita, ha paura senza ammetterlo e si circoscrive dentro confini troppo stretti.
i confini, volendo, possono anche non esistere.
i confini sono una convenzione.
senza di essi si vive, invece di sopravvivere.
siamo nel momento della luna in pesci, simbolo energetico di espansione e guarigione.
dunque cosa aspettiamo a cambiare?
(ah, non ve lo avevo detto? da un po' leggo quello che dicono a proposito della luna. un tempo pensavo che fosse una perdita di tempo farlo).
buon cambiamento, tornerò presto e un po' cambiata anche io.
bi
[foodscapes by carl warner]
tutti gli uomini scambiano i limiti del loro campo visivo per i limiti del mondo
RispondiEliminaa. schopenhauer