- finalmente finisce il carnevale! l'ho sempre odiato.
- già, lo so... io invece sono già depressa perché non mangerò più queste frappe!
- pensa che l'unica cosa del carnevale che amavo da bambina era il gioco dell'uovo sodo.
- non me lo hai mai detto, credo...
- davvero? era un gioco che ci faceva fare mio padre. io ero la più piccola e avevo più o meno cinque o sei anni.
- e cosa vi faceva fare?
- ci metteva tutti di fronte al tavolo della cucina. poi metteva lì sopra qualche uovo sodo e bendava gli occhi a tutti. ci faceva girare su noi stessi per farci perdere l'orientamento, ma veloce, eh?
- ma dai! ma non me ne avevi mai parlato!
- sì! lo faceva con noi più piccoli, perché gli altri giocavano con le forme di formaggio... ma a noi non era concesso, perché rischiavamo di farci male seriamente... insomma, ci faceva ruotare su noi stessi per farci perdere l'orientamento e quando ci fermava noi dovevamo cercare velocemente le uova sul tavolo e tagliarle! chi le trovava, le vinceva e poteva mangiarle... erano sue! per noi era divertente, era un premio. e io potevo far vedere a mio padre quanto fossi svelta...
- ti manca sempre, ancora adesso... lo vedo mentre mi racconti...
- mi è sempre mancato. non averlo da quando hai nove anni significa ricordare la sua voce sbiadita, conservare ciò che gli altri ti raccontano di lui, piuttosto che quello che hai vissuto in prima persona (nonno paolo piaceva a tutti, a tutti)... è morto quando avevo solo nove anni e non l'ho avuto nei momenti più importanti della mia vita, quelli che ricordo meglio, quelli di cui conservo le fotografie, quelli che racconto alle mie figlie...
- sì, lo immagino... eppure mi hai raccontato questo, quindi perderlo a nove anni non significa che non tu abbia cose straordinarie da ricordare e raccontarci, mamma.
e ci siamo abbracciate.
bonne mardi gras...bi
Nessun commento:
Posta un commento