martedì 14 febbraio 2012

se ti chiami irene, sei fortunata.

se ti chiami irene, sei fortunata.
eppure sono certa che tu sia fortunata ugualmente, anche se non ti chiami irene.
non è esattamente una questione di genere (percarità!), ma piuttosto di valore, sensibilità ed energie.
e anche di ormoni, sì.
lo ammetto, ho un tremendo debole per le donne.
nella mia famiglia siamo da sempre in maggioranza, noi donne.
più longeve, più forti (anche fisicamente), più regali, più presenti, più e basta.
quando parlo di famiglia, parlo del ceppo materno.
(sarà sempre per il mio debole, credo, come anche per il bene scambiato).
anche gli uomini hanno la loro porzione femminile e, se sono fortunati ed intelligenti, la riconoscono, la accolgono, la coltivano, la mostrano.
mi premuro di specificare che non mi riferisco alla sessualità, né al corpo fisico di ciascuno.
(ma voi, amici fedeli di radica.menti., siete più perspicaci e sensibili di me e lo avete certamente capito fin dall'inizio).
orsù, visto che oggi tutti parliamo d'amore, perché ce lo dice il consumo, google, barbara d'urso, il tgcinque e pure il frate benedettino che ha associato al martire valentino la festa degli innamorati (hai capito 'sta chiesa cattolica che pensieri carini?), vi regalo una canzone.
(che neanche spendo soldi, per una questione di principio come potete ben intuire, visto che mi conoscete).
parla di irene, ma per me parla della specialità di alcune creature umane, e a prescindere dal genere.
per cui siete autorizzati a cambiare il termine donne con quello di uomini, per l'appunto.
insomma, fate come vi pare, andate anche oltre le parole e dite grazie a dente che ha scritto questa bellissima canzone.
scappo, io devo tornare sulla terra (se no che razza di radica.menti. sarebbero questi?)

vostra (ma soprattutto mia) bi.





"questa donna non è una donna
questa donna è un miracolo
per il modo che ha
di morire e poi rinascere
di moltiplicare i baci
starmi accanto anche quando è a casa sua
far muovere i miei occhi
di capire tutto ciò che ho
darmi tutto quello che non ho
di non sapere che non è una donna
di non sapere che è un miracolo
ninininiririri"


(ninininiririri ve l'ho lasciato perché chiude in bellezza, perché di bellezza abbiamo parlato oggi).

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