giovedì 29 marzo 2012

la corona

- una corona, per favore.
nel frattempo si arrampicava goffa su un alto sgabello impagliato di legno bianco.
- ce lo vuoi il limone?
le chiese, sorridendo.
lo guardò sorpresa, con quel ché negli occhi che esprimeva un velo di malinconia e che sembrò sospenderli in quell'attimo.
- ma no... una corona, una corona vera. voglio sentirmi una regina.
i suoni intorno a loro erano alti e la frastornavano, mentre lui non sembrava neanche accorgersi della musica. erano avvolti dal tepore di una sera di giugno, in quel posto un po' surreale e distante dalla consuetudine.
erano in riva al mare, con il rumore garbato delle onde sulla riva, lo scricchiolio della ghiaia sotto i piedi, una brezza leggera sulla loro pelle dorata e baciata dall'inizio dell'estate.
quella risposta li mise in attesa.
la osservò un po’ incerto, ammiccando una risposta rimasta chiusa tra le sue labbra, lì, in sospeso, mentre un fragile sorriso intermittente gli restò in viso.
- una corona vera… vorrei sentirmi una regina.
ripeté debole, con un tono un po' così, come per rassicurarlo di non aver capito male.
dunque era così, aveva sentito bene. e si sentì immediatamente fuori posto. in un attimo si sentì smarrito. cominciò a guardarsi intorno e gli parve che la folla di prima fosse meno folla, che la melodia della musica fosse rallentata, che i suoni fossero meno potenti, che il buio fosse meno scuro, che la luce della sera fosse più accesa.
un leggero e più fresco vento li avvolse, come ad unirli laddove poche parole sembravano averli separati.
lei lo guardò con tenerezza, eppure con un alone di malinconia, ora più evidente. lui sentì quegli occhi tristi e lucidi e luminosi catturarlo e non ce la fece a parlare.
si volse a sinistra, farfugliò qualcosa nell'orecchio del ragazzo accanto a lui e uscì fuori dal bancone che li separava. era un po' spettinato, un po' lento ed esitante nelle movenze, sembrava spostarsi come per forza di attrazione.
giunse davanti a lei, ancora seduta sull'alto sgabello impagliato di legno bianco.
la guardò con dolcezza ed indugiò davanti a quegli occhi un po' castani e un po' no, nei quali gli sembrava di scorgere un grande campo di grano selvaggio e profumato di terra.

le prese la mano sinistra, lei gliela pose sulla sua destra. scese leggera dallo sgabello, sfiorò con i suoi piedi quasi nudi la ghiaia come se non avesse gravità, alzò gli occhi su di lui e si guardarono senza ancora parlare.
lui la portò via da lì, le loro mani strette l'una all'altra, mentre si portavano sottili verso la riva del mare, senza perdere i suoni della musica che li lisciava.
sembrava non esserci più nessuno lì intorno: solo lei, lui e le mani di lui che ora la avvolsero e la fecero danzare in tondo. piano. la sua veste leggera sembrava danzare con lei.
la guardò: ora lce l'aveva lì vicino. la vide sorridere, con gli occhi aperti tutti su di lui. le spostò brevi ciocche di capelli dal viso luminoso e le carezzò con delicatezza la testa.
ed una splendida corona scintillante le si disegnò sul capo.


bi



[opera di marc chagall]

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