mercoledì 7 marzo 2012

L'Orto di Bi

abbiamo piantato l'alloro.
speriamo solo che sia sopravvissuto al metro e mezzo di neve di febbraio.
è un po' magro, altezza media, diciamo giusta per non far concorrenza alla mia.
se mi affaccio dalla finestra ad arco della cucina, non lo vedo, ma ogni volta in cui torno a casa, finite le scale, è lì che mi accoglie.
e poi, subito dopo di lui, esce lola (la mia micia nera e bionda) dal suo angolo nascosto.
l'alloro era considerato simbolo di metamorfosi, illuminazione, sapienza divina e veniva anche usato per coronare il capo di poeti o generali vittoriosi.
capito dunque perché mi osserva al mio ritorno?
cerca di capire se rientro gloriosa e vittoriosa, oppure sconfitta e mesta.
ma per lui sembro sempre vittoriosa, è come se fosse sempre pronto a dirmi "questa parte di me è cresciuta bene per te: prendila, ora è pronta per essere tua".

abbiamo piantato una rosa.
lei sopravvive attraverso il verde di alcune parti di sé e ora si sta preparando ad esplodere nel suo colore rosa luminoso.
una volta ce n'era un'altra, all'angolo del terrazzo a destra, ed è vissuta più di cinquant'anni!
è morta con chi l'aveva piantata, nonna anna.
al tempo sembrò non aver retto il colpo, seppure avesse sempre resistito alle intemperie più dure.
il tempo di salutarsi, quelle due, e la rosa è finita con lei e le sue cure e la sua presenza fisica.
si è sentita sola, non ha avuto più compagnia, e si è stancata di resistere.
anche la nostra emana bellezza, eleganza, fragilità, come la sua antenata.
sembra che, passando, altri poeti e artisti possano ancora rivolgerle odi e dedicarle note.
molti dei sentimenti umani li associamo ai diversi colori della rosa, come se fosse proprio il suo colore a suggerirci cosa provare.
toccandola, possiamo assaporare il contrasto tra la sua immagine di purezza e bellezza e la ruvidità delle sue spine, mai pronte a farci male se non per nostra imprudenza.

abbiamo piantato il rosmarino.
si parla un po' da lontano con l'alloro, senza mai alzare la voce.
è molto più basso di lui, più tondo nella sua figura, più esile nei rami e nelle foglie.
emana un odore intenso che richiama le mie mani a strofinarsi nei suoi rami e che sembra materializzare ricordo e memoria.
appare ispido, quasi poco accogliente, un po' a dire a chi arriva (con un sopracciglio più alzato rispetto all'altro) "ti sto controllando per capire chi sei".
un tempo si pensava che allontanasse spiriti malvagi, forze maligne e malattie.
e un po' lo fa anche il nostro, io lo so. lo vedo.

abbiamo piantato la salvia.
è una donnina delicata e si bacia ogni giorno con il rosmarino, andandosi a confondere nel suo profumo.
si vede che lei è innamorata e che lui vorrebbe sposarla...
è che la salvia è salvezza, grazie alle sue proprietà terapeutiche e medicinali.
è legata alla vita, ai bei sogni, e rosmarino questo lo sa.
per questo l'ha scelta e la guarda con grande amore e protezione.

abbiamo piantato il timo.
ha lo sguardo rivolto verso l'alloro: è stato piantato prima e considera l'alloro più giovane e più inesperto di lui.
al timo sono legate l'idea di operosità, amore duraturo, vitalità.
è protettivo, organizza la vita del nostro orto e risponde alle mie domande facendosi portavoce di tutti.

il fico non lo abbiamo piantato noi.
lui è davvero tra i più anziani ed è certamente più anziano di me.
me lo ricordo da tanti anni, da quando ero piccola e mamma luce voleva a tutti i costi che ne assaggiassi i frutti.
"fanno bene, sono buoni e dolci... senti che buoni!"
ma io non volevo mangiarli: erano così belli verdi, un po' panciuti e un po' a punta.
giocavo sempre con quelli caduti e lei non riusciva a capirmi quando le dicevo "non lo voglio!"
il  mio non era un capriccio, io non volevo mangiare i fichi con cui giocavo e basta.
questo albero di fico mi osserva quando arrivo in cima alla scala, prima dell'alloro.
l'ho sempre temuto un po', perché da lì lui vede tutto quello che ho sempre fatto (marachelle comprese).
lui vedeva quando mi scambiavo le scarpe con la sorella di rocco... e lui non voleva che lo facessi, come non lo volevano mamma e papà.
e poi ce n'è un altro di fico, ti saluta quando esci dall'orto, nella parte più alta, chiudendo il giardino.

a maggio vorrei comprare un ulivo.
già so dove metterlo: vicino all'albero delle prugne.
gli farebbe compagnia, ché questo è sempre tutto solo finché non arriva lola e gli si arrampica sopra (lola è la micia di prima, non è monella ma solo ancora piccola e giocherellona).

ho ancora tanti alberi che vorrei far piantare, per fotografarli, guardarli, sorridere loro, parlarci, abbracciarli.
per poi raccontare a voi altre delle loro storie fantastiche.
magari poi qualcuno potrà pensare che non siano vere, che siano bizzarre e troppo fantasiose.
che siano roba per bambini.
e invece vere lo sono, perché lo sono per me.

bi

2 commenti:

  1. bello... fantastico, leggero ma intenso, malinconico ma allo stesso tempo pieno di "futuro".... non so lo percepisco così!

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  2. bella tu, sono felice che tu lo percepisca come più ti piace!
    va vissuto così, sia l'orto (che spero verrete a vedere in tarda primavera...), sia quello che scrivo.
    che è un po' mio, un po' di chi ha voglia di immergercisi...
    ciao tesoro, grazie!
    bi

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