martedì 13 marzo 2012

in un mondo sottosopra

una donna si asciuga le lacrime, strofinandosi la parte laterale del mignolo sulla guancia destra, dall'interno verso l'esterno del suo viso, la mano un po' aperta, la punta del mignolo che spinge verso fuori.
indossa grandi occhiali neri, un po' tondi, quasi a nasconderla, ha una folta chioma bionda e tinta, abiti neri, tacchi alti a tirarla su da terra.
è sempre triste vedere una persona che piange, una donna poi ancora di più.
un uomo sta dritto di fronte a lei.
ha un completo grigio, è poco più alto di lei, occhi chiari, capelli mossi.
lei è appoggiata con la schiena su un'auto scura, forse la sua, mentre lui la guarda un po' distratto, puntato su delle gambe sottili e leggermente divaricate e chiuso dentro due braccia conserte, come in attesa.
lei ha il volto girato e guarda un po' su un lato: ha l'atteggiamento di chi fissa un punto lontano, per poi tornare ogni tanto con i suoi occhi nascosti sugli occhi chiari di lui.
stanno discutendo, ora ne sono quasi certa, e forse lei sta piangendo per ciò che si stanno dicendo.
di nuovo penso che sia un peccato vedere una scena come questa, che la sofferenza rovini quei due corpi vicini e quelle due anime in pena.
sono quasi le sei del pomeriggio, il tramonto c'è ma lì non se ne vede la luce rossa.
c'è solo ombra, il rumore delle macchine di chi non desidera altro che tornare a casa, oppure fare altro che non sia lavoro, un odore acre di qualcosa lontano dal verde della natura e dal profumo dei fiori.
tutto intorno sembra dire: anche noi siamo tristi, oltre voi. anche noi siamo tutti tristi, per voi.
lei continua a piangere, senza far rumore, senza mai schiudere le labbra serrate.
non dice nulla, piange e basta, e ogni tanto si tappa il naso con il pollice e l'indice della mano sinistra.
forse anche lei sente quell'odore acre e forse non vuole più sentirlo.
lui tace, è chiuso in un silenzio che pare li stia stordendo entrambi.
parlano soltanto i loro corpi, entrambi sigillati, divisi da uno spazio che è vasto, decisamente troppo.
li separa quel silenzio, quegli sguardi che si fuggono e poi si riprendono, stracolmi di sensi di colpa, quelle lacrime calde e dignitose, quelle braccia compresse, quei grandi occhiali scuri, quelle gambe un po' divaricate ad aiutare un corpo esitante a stare ritto, quel grigio tutt'intorno, quella buca davanti all'auto,
quegli odori di fine giornata, le nostre macchine bloccate in fila per l'incrocio.
la fila si sblocca e la mia macchina riprende a camminare.
torno lì, nella mia macchina, e non c'è più la canzone di prima in radio.
tiro su un sospiro profondo e imploro con il cuore a quei due corpi di dirsi tutto, di non sprecare neanche un attimo di quel tempo che la vita ha dato loro.
di far parlare le parole, senza lasciare nulla di intentato, nulla di non detto, nulla che possa essere mal ripensato.
è colpa di quel posto, ne sono certa.
se si fossero trovati altrove, lui l'avrebbe afferrata per la sua mano ancora bagnata dalle lacrime e l'avrebbe portata in alto: in un mondo sottosopra.
io sono stanca, la testa è pesante e la sorreggo posandola sul braccio sinistro che preme sul finestrino.
penso che ho solo desiderio di sdraiarmi sul divano, non appena a casa.
una scena del genere non fa bene a nessuno, a nessuno.

bi



[la promenade, marc chagall]

2 commenti:

  1. La cosa più bella che so di te è l'attenzione profonda che dedichi ad istanti..distanti, apparentemente inutili eppure così parte di noi, meccanismi di motori altrui che eppure sono gli stessi che muovono ogni essere.
    Della serie sono troppo coinvolto per capire me stesso ma riesco a farlo osservando gli altri.
    Come sempre, grazie.

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    1. un grazie enorme a te alessandro per la lettura ed il commento.
      un commento attento, sentito, preciso come precise sanno essere solo le sensazioni.
      è così, guardiamo gli altri e ci troviamo un "noi", un "me" intimo.
      raccontiamo agli altri e un po' raccontiamo noi, forse, senza farlo con la parte consapevole, ma con l'emozione che viviamo vivendo (scusa la voluta ripezione).
      e leggendo, ci immergiamo in un luogo e ci troviamo qualcosa di noi.
      ancora grazie.
      barbara

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